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Note di regia di "In Grazia di Dio"


Note di regia di
Il fallimento dell’impresa familiare e il pignoramento della casa non lascerà alle nostre eroine altra possibilità che trasferirsi in campagna e lavorare la terra. Sarà proprio questa scelta obbligata l’inizio di una catarsi che le porterà a riconsiderare il loro stile di vita e soprattutto le loro relazioni affettive.

La fatica di sopravvivere solo con i prodotti del lavoro dei campi le farà disperare di non farcela, soffrire per le difficoltà di una nuova quotidianità, provocherà una rottura quasi definitiva fra madre e figlia, ma alla fine permetterà alle nostre donne che una luce inaspettata squarci il buio della loro dura esistenza.

Questa luce è la rivelazione delle cose fondamentali nella vita di un uomo: la bellezza del creato, la scoperta del bene, la meraviglia, la gratitudine di stare su questa Terra, il senso di comunità, la comprensione del dolore e anche del male, la soddisfazione per il proprio lavoro e sopra ogni cosa l’amore che ci lega ai nostri familiari come a tutti gli abitanti della Terra.

Solo pochi fortunati riescono a vivere così, in particolare nel nostro mondo occidentale troppo distratto dallo sfruttamento - spesso distruzione - delle risorse, dalla produzione e dal consumo, per ricordarsi chi è l’uomo. La salvezza potrebbe arrivare da un cambiamento radicale del nostro stile di vita attraverso una nuova consapevolezza del nostro essere su questo pianeta. La crisi economica diventa allora una grande opportunità per cambiare le cose, un ritorno alla terra, un buon modo di cominciare.

Gli attori sono del posto, facce che ancora esprimono un’anima. Le ho trovate nel Finibus Terrae d’Italia, in un paese salentino che, con i suoi abitanti, diventa metafora del mondo. Perché ogni storia di esseri umani è al centro dell’universo.

Edoardo Winspeare