Note di regia di "Assolo"


Note di regia di
Volendo ascrivere ASSOLO in un genere specifico, potremmo rifarci al “dramma” romantico sentimentale in ambiente musicale, con un qualche debito al Mo’ Better Blues di Spike Lee, anche se una certa disinvoltura nel gioco continuo che il protagonista fa con i realissimi fantasmi della sua memoria e con i ricordi stessi, entrando e uscendo da situazioni del passato, non limitandosi mai al semplice flashback o al racconto di un episodio ma interagendo con questi fino a perdere completamente la cognizione del “tempo” del presente sostituendola al “tempo” della sua mente, ci porta in una dimensione prossima a quelle di C. Kaufman (specie per il suo Eternal Sunshine of the SpotlessMind). Mentre, riferendoci all'aspetto ironico e distaccato e al complicato rapporto tra la vita e la sua rappresentazione che caratterizza il protagonista, è d'obbligo citare Woody Allen, almeno per il suo Deconstructing Harry.
È rilevante però che il modo con il quale il sassofonista Danny sweettouch Caputo si pone nei confronti del “tempo perduto” abbia però ben poco del sapore di una recherche proustiana o di quella bergamaniana de Il posto delle fragole, la sua è una malinconia tutta proiettata al futuro, è la ricerca del superamento del limite, dell'incapacità a collocarsi nel mondo così com'è, è il volontario rinunciare alla necessaria perdita d'umanità per condurre un'esistenza normale.
E così “i dolori del giovane Danny” diventano l'impossibilità a godersi le cose più semplici e scontate senza corazzarsi di una forte dose di cinismo e indifferenza rispetto ai drammi che senza sosta si consumano in ogni momento ad ogni longitudine, in Paesi lontanissimi nello spazio e sulla carta geografica, come a pochi metri dal proprio letto, all'angolo della strada in cui vive. E la musica (come l'infinita e diffusa coazione a ripetere degli individui nell'amore) di quell'assolo di sax che dovrebbe essere il compimento di una vita di studio e sacrificio, il passaporto per lasciare la selva dei musicisti di talento e diventare una star nel firmamento mondiale, viene continuamente rimandata, destinando alla ricercatezza e alla purezza dell'arte il ruolo dell'unica e ultima oasi di completa realizzazione e umanità.