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"Rosarno" continua il suo percorso festivaliero


Un film su un luogo-non luogo dopo uno sbarco, su cosa accade quando non si annega e si pensa di essere arrivati a destinazione e la scoperta di un'attesa eterna, la scissione tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere.

"Rosarno" è un viaggio silenzioso tra le diverse anime, migranti e non, della piccola città della Piana di Gioia Tauro. Un viaggio iniziato nel 2004 prima del clamore della cronaca e dell’ondata emotiva che ha sconvolto l’Italia. E quindi, idealmente, anche una riflessione sul dopo, quando tutto è finito e il quotidiano torna fuoricampo e non fa più notizia. La macchina da presa ci rende così testimoni di questo quotidiano; delle lotte per un materasso, delle lunghe file per un pasto caldo o un vestito di seconda mano, delle ore passate ad ammazzare il tempo nella speranza di rimediare un’ipotetica giornata di lavoro nei campi.

"Rosarno" è un film sulla sorte di una pecora, sul nostro girare lo sguardo altrove, perché non vedere significa non far esistere. Ma Rosarno anche se non lo vedi continua a esistere.

Greta De Lazzaris è stata a "Rosarno" nel 2003 per documentare il lavoro di “Medici senza Frontiere”, i primi a denunciare le tragiche condizioni di vita dei lavoratori stagionali (indagine marzo 2005 “I frutti dell’ipocrisia. Storie di chi l’agricoltura la fa. Di nascosto.”). Nel 2004 è tornata perché sentiva il bisogno di continuare a filmare. "Ho impiegato nove anni"– dichiara la regista - "per iniziare a montare il materiale raccolto nel 2004, per capire quale era l’immagine e la distanza giusta per provare a restituire la realtà e la complessità di questa cittadina, la vita dei suoi abitanti, migranti o rosarnesi".

Il film sarà proiettato a Roma il 27 e 28 maggio nell’ambito di Contest014 e il 19 giugno al Teatro Ambra.

26/05/2014, 16:28