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TFF32 - "Nessuno siamo perfetti", indagando fra gli incubi di Sclavi


TFF32 -
In "Vesti la giubba", la più celebre aria dell'opera "Pagliacci" di Ruggero Leoncavallo, il protagonista Canio si trova in un momento di grande dolore, ma lo spettacolo deve andare avanti e lui dovrà comunque entrare in scena. Truccandosi da pagliaccio sussurra quindi a se stesso "tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto, in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor".
Soffrire nel profondo, star male nella testa e nello stomaco, sfiorare quasi la pazzia, e nonostante tutto continuare a far emozionare e divertire il proprio pubblico, sempre pronto a sfamarsi con il frutto del tuo dolore.

Questa la paradossale, quasi macabra condizione in cui Tiziano Sclavi, pietra miliare del fumetto italiano e padre di Dylan Dog, si ritrovò in un momento altissimo per la propria carriera, ma tremendo per la propria vita. Giancarlo Soldi porta la sua macchina da presa dentro alle mura di casa Sclavi e con "Nessuno siamo perfetti" cerca di far luce negli angoli più bui dell'esistenza di uno dei personaggi più enigmatici della cultura italiana del '900.

Fedele alla sua linea autoriale e filmmaker nell'anima, Soldi mette insieme materiale audiovisivo di varia natura, rendendolo perfettamente funzionale alla narrazione. Si va così da una recente intervista a Sclavi ad una più datata e in bianco e nero utilizzata quasi come fosse un'immagine della memoria, passando per delle sequenze di "Nero" e degli inserti di storia del fumetto che aiutano lo spettatore anche meno fumettofilo ad entrare nella storia.

Le animazioni di Elena Chiesa e Marcella Mariani e le luci spettrali di Luca Bigazzi contribuiscono a dar vita sul grande schermo agli incubi dello scrittore lombardo, che fin da ragazzo imparò ad accogliere nel proprio cuore la paura e ad amare i mostri generati dai suoi "bellissimi sogni horror", perchè, per sua stessa ammissione "era così bello aver paura".

Ma se alla visione onirica di zombie e vampiri ci si può abituare, ci sono mostri più subdoli e famelici che alla lunga rischiano di succhiarti via le energie. Con grande tatto e senza mai ricorrere a facili emozioni, Soldi racconta così l'alcolismo, l'autolesionismo e la depressione, fantasmi della vita reale che alla lunga hanno logorato Sclavi portandolo all'isolamento e al ritiro dalle scene.

Tante le interviste ad estimatori, amici e colleghi della Bonelli, da Dario Argento a Thony, da Roberto Recchioni ad Alfredo Castelli, tutti profondamente legati a quel gran "fumettaro" così riservato e silenzioso e al tempo stesso dotato di un tagliente humour nero.

Dopo aver commosso con "Come Tex nessuno mai", il regista cremonese porta l'asticella dell'emozione e della qualità ancora più in alto, e anche se proprio Sclavi ricorda che in questo mondo "nessuno siamo perfetti, ognuno ci abbiamo i suoi difetti", di difetti in questo lavoro di Soldi viene davvero difficile trovarne.

28/11/2014, 19:01

Antonio Capellupo