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Note di regia di "Cenerentola"


Note di regia di
La decisione di accettare, dopo il Barbiere di Siviglia del 1992, una seconda regia lirica, nasce principalmente da due desideri: la voglia di non tralasciare il mio amore e rispetto per Rossini con un'unica firma risalente a circa vent’anni fa e l’esigenza di sospendere, per qualche mese, la scrittura cinematografica. Di immergermi, in poche parole, in un ambiente assolutamente diverso dal cinema, lontano da Roma e da tutti, per trovare uno stimolo creativo fatto di note e voci sublimi in affascinanti ambienti dal vero. La proposta del produttore Andrea Andermann, inizialmente, mi sembrava troppo impegnativa perché trattandosi di un “film in diretta” e non di una semplice regia teatrale portava inevitabilmente ad immaginare mille paure su una mia inadeguatezza verso un impegno così pieno di insidie e ansie. Tant’è che ho voluto pensarci diverse settimane. Ma la presenza di un caro amico quale il direttore d’orchestra Gianluigi Gelmetti, verso il quale nutro enorme stima e grande simpatia, mi ha fatto fare il primo passo verso l’accettazione di questa delicatissima sfida. E la decisione di affidare le luci a colui che per primo fotografò il mio debutto cinematografico, Ennio Guarnieri, uno dei grandi maestri della fotografia internazionale, mi ha definitivamente convinto. Avere queste due grandi personalità era già una robusta raccomandazione nel sentirmi protetto e seguito in un’impresa che rasenta, diciamoci la verità, l’incoscienza. Ma forse è proprio questa impresa, carica di adrenalina, dove non ci si può permettere la minima imperfezione o distrazione, il più piccolo errore, ad averci spinto al rischio della diretta in mondovisione. Tutti noi artisti, alla fine, viviamo di paure ma è anche vero che siamo terribilmente attratti da esse. La mia regia è stata impostata all’insegna dell’assoluto rispetto dello spirito rossiniano, lavorando sulle maschere dei personaggi, dando loro personalità ed anima, cercando di esaltare i toni da commedia e quelli più intimi e favolistici che si ritrovano in questo splendido dramma giocoso di Rossini. Sono stato sempre attento al “dettaglio”: nel trucco, nel gesto, nelle espressioni dei vari personaggi. Cercando di caratterizzarli con originalità nel ruolo a loro assegnato da Rossini e Ferretti. L’idea del produttore Andrea Andermann di cercare una fusione tra animazione ed interpretazione è stata, senz’ altro, un valore aggiunto che ha immerso in una poesia fiabesca l’intera opera rossiniana, rendendola assolutamente cinematografica. Come cinematografica è la cura nei “piani di ascolto” dei vari personaggi. Questo ha reso la regia molto dinamica, assai distante dalla staticità teatrale. Ma tengo particolarmente a sottolineare un aspetto di questa impresa: che è stato un successo nell’affiatamento del gruppo, artistico e tecnico. Senza il loro incondizionato e propositivo aiuto non avrei facilmente superato una delle sfide più delicate della mia carriera. Ora ne vado fiero e a tutti loro giunga il mio più sincero ed affettuoso ringraziamento per aver potuto lasciare un’impronta in una delle più belle pagine della lirica rossiniana.

Carlo Verdone