Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia di "Javier Zanetti capitano da Buenos Aires"


Note di regia di
Javier Zanetti capitano da Buenos Aires
‘Cosa ci vuole a scrivere un libro su Che Guevara o su Gesù Cristo? Che fantasia serve per fare un film su Maradona?!?’, esclama Albino Guaron all’inizio del film, in risposta alla nostra domanda sul perché, un grande ed evocativo scrittore come lui, abbia scelto Javier Zanetti come protagonista del suo ultimo romanzo.
Lo stesso quesito è stato posto diverse volte a noi: ‘Perché fare un film su Zanetti?’. L’attrazione, la fascinazione per i personaggi scorretti, talentuosi, estrosi e imprevedibili sono tentazioni difficilmente fuggibili per chi racconta storie, ma noi ci siamo invece spinti a fronteggiare un soggetto che ha nella linearità, di pensiero e di percorso, la sua essenza. L’antitesi della follia, la placida correttezza di Zanetti ci hanno colpito, ammaliato, perturbato quanto gli scatti d’ira e i colpi di genio del più irruento degli artisti?
Forse, ma la motivazione più stimolante è stata quella dettata da un immediato e diretto pensiero: fare un film su Zanetti non è semplice. E’ una sfida, ma che può rivelarsi anche meno tortuosa delle sue premesse.
Perché in verità la storia, personale e sportiva, di Zanetti ha qualcosa di mitico, non nell’accezione odierna e volgare, ma nella sua interpretazione sacrale di racconto dell’essere umano. Javier Zanetti è un uomo che ha costruito, ingigantito e difeso il proprio successo, proteggendolo da qualsiasi eccesso, esaltandolo con la sua paradigmatica costanza. Lottando ogni istante per essere sempre giusto e generoso.
Per raccontare Zanetti abbiamo deciso di lasciare fuori campo Zanetti, di non metterlo di fronte alle nostre camere e di indagarlo con sessioni di interviste. Un uomo di risultati e di record ottenuti sul campo, non si inscena attraverso le sue parole, ma utilizzando quelle altrui, quelle che lui ha fatto sgorgare con le imprese.
Le imprese, infatti, non sono legate solo agli uomini di fantasia e di stravagante arditezza, ma anche ai lavoratori indefessi, ai costruttori di cattedrali che non si vergognano di cominciare dalle fondamenta più oscure e buie. Zanetti ha vinto quanto nessun capitano interista abbia mai potuto sognare. Zanetti ha affrontato le più grandi sconfitte della storia neroazzurra, ma è rimasto ancorato allo scheletro di un relitto fino a condurlo a solcare i mari più esaltanti.
Le onde nelle quali ha prima rischiato di affondare e che poi ha domato, sono certamente quelle comunque dorate e rassicuranti del ricco mondo calcistico. E sarebbe stato lo stesso Zanetti, se l’avessimo lasciato parlare, che avrebbe per primo smontato l’epica della sua vicenda.
Abbiamo quindi deciso, con una sorta di divertito sadismo, di elevare a leggenda un uomo che ha fatto dell’umiltà il proprio orgoglioso marchio. Decantato da icone del pallone come Messi, Baggio e Mourinho, magnificato dalle parole di penne acute come Serra, Severgnini e Lerner, glorificato dai ricordi dei famigliari e dei compagni argentini, Zanetti splende, affascina, emoziona come quei modelli favolosi che lui ha sempre orgogliosamente rifiutato.
Da parte nostra, come creatori di immagini, abbiamo chiesto a Zanetti di mettersi in scena solo col corpo e non con le parole. Abbiamo reinterpretato la sua corsa, la sua dedizione all’allenamento situando in una ghiaiosa e fangosa cava il suo incessante procedere verso la perfezione dell’attitudine al lavoro, verso il moto perpetuo di un fisico che ha superato gli ostacoli dell’età sportiva.
E poi l’abbiamo filmato nel suo incontro finale con Albino Guaron, lo scrittore a contatto col protagonista del proprio romanzo. Li abbiamo seguiti, a debita distanza, senza rubargli le parole del loro confronto.
Cosa avrà confidato Zanetti all’uomo che gli ha dedicato un libro? Cosa potrebbe dire Holden a Salinger, Dedalus a Joyce, Kurtz a Conrad? Nessuna risposta sarà mai così soddisfacente quanto quella che ogni lettore, in questo caso ogni spettatore, potrà dare a se stesso.

Simone Scafidi e Carlo A. Sigon