Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia del film "Con il Sole negli Occhi"


Note di regia del film
Da diversi anni mi pongo il problema di come rendere nostri simili quegli individui provenienti dall’altrove più assoluto ormai nell’indifferenza più totale dei media. Quegli esseri che approdano a Lampedusa o sulle coste sicule o che vengono recuperati in alto mare nelle condizioni più disperate dalle nostre motovedette.
Come sintonizzarci con la loro disperazione, con quella disperazione che li ha indotti a fuggire da situazioni di persecuzione, di guerra, sottoponendosi ai ricatti più dolorosi e umilianti, attraversando deserti, vedendo i loro parenti soccombere, raggiungendo il mare per affrontarlo con imbarcazioni destinate nella gran parte dei casi al naufragio, brutalizzati da scafisti disumani.
Mi sono giovato della consulenza preziosa di chi, membro dell’UNHCR, questi “individui” li incontra quotidianamente.
Dai loro racconti, dai racconti degli operatori dei Centri Astalli o da quelli della Guardia Costiera, quella massa, suddivisa immediatamente sulla stessa banchina fra chi ce l’ha fatta e chi no, l’ho scomposta in tante differenziate unità. Scoprendo che ognuno di loro ha una sua personale vicenda, un suo passato e soprattutto il sogno, di un suo personale, commovente, possibile futuro.
Nel sottrarne quindi uno, uno solo, con la sua storia, ho avvertito che in me aumentava quella curiosità che produce vicinanza. Quando poi, in un succedersi dei tanti tentativi di scrittura, quell’uno si è trasformato in un bambino, in un bambino siriano di sette anni, affidato con i due suoi fratelli più grandi dai suoi genitori a un loro vicino di casa di Damasco, la possibilità di raccontarlo, di rappresentarlo senza indugi, senza reticenze, è aumentata a dismisura.
Questo bambino siriano, che nel naufragio della sua imbarcazione ha perduto i suoi due fratelli e che si rifiuta di parlare, è diventato l’elemento più fortemente seducente dell’intera vicenda.
La nostra protagonista (una Laura Morante credo davvero in questa interpretazione superlativa ) si invaghisce di lui come e più di ogni madre per il proprio figlio.
E questo suo amore risulta credibile e condivisibile.
Era questo il risultato a cui tendevo”.
Pupi Avati