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JARMUSCH E LA MUSICA - Intervista a Sara Piazza


Un'autrice italiana per un libro (pubblicato all'estero) dedicato all'interessante lavoro di Jim Jarmusch


JARMUSCH E LA MUSICA - Intervista a Sara Piazza
Abbiamo intervistato Sara Piazza, autrice dell'interessante libro "Jim Jarmusch - Music, words and noise", che approfondisce il rapporto unico tra musica e immagini, parole e rumore nel cinema dell'acclamato autore statunitense. Un libro, al momento, pubblicato solo in inglese da Reaktion Book.

Come nasce l'idea del libro?

Questo libro è un progetto che si è sviluppato nel corso di molti anni. L'idea di strutturare il mio discorso attorno ai tre pilastri invisibili che sorreggono l'impalcatura acustica di un film - musica, parola e rumore - mi è venuta molto tempo fa. Difficile dire come nascono di preciso le idee... Una grande importanza l'ha sicuramente avuta un disco: la colonna sonora di Stranger Than Paradise, composta da John Lurie con il quartetto d'archi “Paradise Quartet” e ispirata alle atmosfere ungheresi di Béla Bartók. Quella musica - come pure quel vinile - non mi hanno mai abbandonato, forse è per questo che ho deciso di provare a scrivere un libro su un regista partendo però dai suoni anziché dalle immagini. 

Quanto il tuo amore per Jarmusch è legato al suo uso della musica?

Uno degli aspetti che più mi hanno affascinato dell'uso del suono, non solo della musica, in Jarmusch sono i momenti di “silenzio”. Le pause fra i suoni. Credo che Jarmusch sia molto abile nel “dosare il silenzio”, un fatto che rende ancora più emozionanti e ricchi i momenti in cui invece la musica c'è. Questo fatto secondo me è testimoniato anche dall'importanza che alcuni film di Jarmusch hanno avuto per determinati musicisti: da Screamin’ Jay Hawkins a Mulatu Astatke.

In cosa questo aspetto lo differenzia dai suoi colleghi?

L'idea di una musica “di sottofondo” o “di commento” è lontana anni luce dalla concezione di Jarmusch. Non voglio fare nomi o classifiche, ma diciamo che il suo approccio è decisamente anti-hollywoodiano. Alla musica - e al suono in generale - spetta la medesima attenzione che al lavoro sulle immagini. In questo Jarmusch è piuttosto ossessivo... lo ha ammesso lui stesso quando mi ha raccontato di aver obbligato uno dei suoi sound designer storici - Chic Chiccolini – a tornare più volte alla bilblioteca ornitologica per trovare la registrazione del verso di una specie particolare di picchio, il pileated woodpecker. Impensabile per lui accontentarsi di un picchio qualsiasi!

Potresti pensare a libri simili per altri autori? Chi?

Potrebbe essere interessante pensare ad un regista che ha vissuto la transizione dal muto al sonoro, per esempio Fritz Lang. Mentre fra i viventi un altro regista per molti versi ossessionato dal suono, anche se con uno stile diametralmente opposto a Jarmusch, potrebbe essere senz'altro David Lynch.

Come mai un'uscita estera? Il mercato italiano (non) è interessato al tema?

Premesso che il manoscritto originario l'ho scritto in italiano e che l'uscita estera ha comportato un lavoro piuttosto folle, l'idea che il libro fosse per sua natura legato al mercato in lingua inglese mi è stata chiara fin dal principio. Paradossalmente, se avessi pubblicato il libro prima in italiano, le chance di trovare un editore americano o inglese sarebbero state minime. E quindi ho deciso di tentare quel che sembrava impossibile. Ho incontrato Michael Leaman di Reaktion Books (Londra) alla Fiera del Libro di Francoforte, lui ha creduto nel progetto e ora sono felice di essere qui a parlarne! Naturalmente il mio desiderio sarebbe di poter presentare presto anche un’edizione italiana, anche considerato che il libro già c’è.

24/09/2015, 09:10

Carlo Griseri