Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Sotto Copertura"


Note di regia di
Sotto copertura mi ha offerto l’occasione di praticare due modelli di racconto diversissimi, direi opposti, in un unico film. Da una parte il racconto archetipico per eccellenza: due ragazzi si amano, ma provengono da due famiglie che appartengono a mondi contrapposti. L’una “per bene” e l’altra compromessa con “i malvagi”. Il loro amore è contrastato dal signore del luogo che rivendica il suo potere sulla fanciulla. Riusciranno a sottrarsi a un destino che sembra segnato con la sola forza del loro amore? Riuscirà questo amore a sopravvivere, solo contro tutto il mondo che li circonda? Dall’altra c’è la ricostruzione pressoché fedele di un fatto di cronaca cruciale nella storia recente del nostro paese: la cattura di uno dei boss più potenti della più pericolosa organizzazione criminale italiana, il clan dei Casalesi. Tutto questo raccontato spiato dal “buco della serratura” grazie alle intercettazioni ambientali di un commissario di polizia napoletano e della sua squadra di agenti, eroi di oggi che per uno stipendio decisamente inadeguato scelgono di combattere la battaglia quasi impossibile di contrastare la criminalità organizzata nel suo territorio.

Perché per far prevalere la giustizia in un posto dove per il luogo comune “casalese” è sinonimo di “camorrista” mentre i camorristi veri e propri sono solo una minoranza, non basta indagare, ma bisogna conoscere la realtà del posto, comprendere le difficoltà di chi ci vive, entrare nelle teste e nei cuori di chi si sta intercettando. Un film dunque complesso, dove i generi si mischiano e si alternano, un film che però non vuole mai rinunciare alla sua doppia natura di essere da una parte narrazione avvincente e spettacolare e dall’altra testimonianza dell’Italia di oggi, film “di servizio pubblico”. Credo ne sia uscito un film denso, pieno di azione e passione, di amore e di dolore, ma anche ricco di complessità, dove la liberazione dal sopruso del male è un viaggio collettivo, ma anche e direi soprattutto individuale, un percorso di crescita anche dolorosa, che diventa inevitabilmente anche un percorso culturale. Una storia in cui tutti i personaggi sono messi di fronte a scelte adulte, nette, decisive. Scelte dalle quali non potranno mai più tornare indietro.

Giulio Manfredonia