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La Cineteca Nazionale ricorda Nelo Risi


La Cineteca Nazionale ricorda Nelo Risi
Il poeta e regista Nelo Risi
È scomparso a settembre Nelo Risi, poeta e regista, uno dei pochi artisti italiani capaci di coniugare versi e immagini. Per ricordarlo, il Cinema Trevi di Roma dedica a Risi una rassegna l'11 ed il 12 novembre 2015, dal titolo "Ricordo di Nelo Risi"

La Cineteca Nazionale gli dedicò una retrospettiva nel gennaio del 2009, dal quale riprendiamo l'introduzione: "Nelo Risi, classe 1920, uno dei massimi poeti italiani del secondo Novecento, laureato in Medicina come il fratello Dino, si avvicina al cinema alla fine degli anni quaranta con il cortometraggio Ritorno nella valle. L'amore per il documentario, così come l'attenzione pignola e attenta al dato reale lo accompagnano per tutta la vita. Ma il regista-poeta, accanto ai cosiddetti lavori d'impegno sociale, realizza per conto della Olivetti alla fine degli anni cinquanta dei documentari d'animazione in anticipo sui tempi per un'estetica pop che farà scuola. Il suo esordio nel cosiddetto film di finzione avviene nel 1961 con l'episodio Ragazze madri del zavattiniano Le italiane e l'amore. Il sodalizio artistico e sentimentale con la scrittrice, poetessa e a sua volta cineasta Edith Bruck lo porta a realizzare, subito dopo aver diretto l'interessante e appassionante film televisivo La strada più lunga, il film d'esordio, lo struggente e toccante Andremo in città. […] A questo film ne seguiranno diversi altri che segnano, come il suo percorso poetico, tappe importanti di un modo personalissimo e originale di fare arte all'insegna di un illuminismo tutto lombardo e da un disgusto sempre crescente per la cosiddetta società dei consumi: da Diario di una schizofrenica, raro e riuscito film psicoanalitico girato in Italia, al ritratto femminile di una donna in crisi in Ondata di calore e all'omaggio da poeta alla poesia di Rimbaud con Una stagione all'inferno, fino al manifesto manzoniano sprovvisto di Provvidenza La colonna infame. […] Di se stesso e sul suo essere poeta e cineasta scrive: "A vent'anni un uomo di grande gusto, l'editore Giovanni Scheiwiller, mi accolse tra i suoi autori stampando un libriccino dal titolo Le opere e i giorni che risentiva fortemente della lettura di Saint-John Perse più che di Esiodo. Fu il mio debutto letterario, non rilevato da nessuno. Il cinema venne casualmente, nell'immediato dopoguerra quando ogni giovane era alla ricerca di se stesso oltreché di un lavoro. Due documentari di fama (l'olandese J. Ferno e l'inglese americanizzato R. Leacock) vennero in Italia per realizzare un cortometraggio sulla valle del Po che testimoniasse dei disastri della guerra. Mi unii a loro rinunciando definitivamente alla carriera di medico, altro versante familiare già abbandonato da mio fratello Dino. [...] Già, la poesia e il cinema su una formazione grosso modo scientifica; avevo almeno il vantaggio di non finire professore di Lettere in qualche liceo della Repubblica. Poi magari ti viene il rimpianto di non aver studiato, chessò, filologia romanza alla Normale di Pisa... allora ti chiudi in casa con la finestra che dà sul muro di fronte a organizzare un libro di versi che hai incasellato mentalmente per mesi, oppure traduci l'Edipo Re sulla scorta di un "bigino" ritrovato in un angolo basso della libreria. Tutto questo può sembrare uno svago da ricchi, con la poesia non si campa, così cerco di continuare il mio discorso sotto altra forma: per anni ho operato nel campo del documentario e delle inchieste televisive prediligendo "il reale", poi lavorando su "l'immaginario" nei film di finzione scoprendo che il cinema non è poi così lontano dalla poesia, un'immagine e poi un'altra e un'altra ancora... un verso e poi un verso e un altro ancora. A volte le regole del cinema facilitano la scrittura, e viceversa"

01/11/2015, 15:09