Per evidenziare al massimo il punto nevralgico della trama, cioè il sempre presente dualismo dei protagonisti che si dividono di continuo tra la vita reale e quella del palcoscenico, è stato fatto ampio uso di primi piani, molti dei quali decentrati, altri ripresi in uno specchio, spesso illuminati da una luce tagliente che divide i volti in due, metà in luce, metà in ombra. Per dare ulteriore realismo e, allo stesso tempo, sospensione al racconto, è stato scelto di girare in bianco e nero, che come diceva Wenders, è il più realistico dei colori. Ampio uso della steadycam per accompagnare i personaggi nel loro correre verso il colpo di scena finale. L’ultimo segmento del corto, che dà la soluzione alla storia o la rimette in gioco, dipende dai punti di vista, è stata girata interamente in piano sequenza.
Luigi Pane