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GERMANO SARTELLI - Un doc di Paolo "Fiore" Angelini


L’artista, recentemente scomparso, e da un coro di voci autorevoli, le stesse di chi, da sempre, lo ha frequentato: Andrea Emiliani, Maurizio Calvesi, Marisa Vescovo, Claudio Spadoni e Dario Trento.


GERMANO SARTELLI - Un doc di Paolo
ABC – Arte Bologna Cultura annuncia l’uscita dell’atteso film sull’artista Germano Sartelli, un progetto complesso e ambizioso, pensato e diretto dal regista Paolo “Fiore” Angelini e raccontato in prima persona dall’artista, recentemente scomparso, e da un coro di voci autorevoli, le stesse di chi, da sempre, lo ha frequentato: Andrea Emiliani, Maurizio Calvesi, Marisa Vescovo, Claudio Spadoni e Dario Trento.

Il film è stato prodotto e fortemente voluto da ABC in collaborazione con Icaro like-us grazie al prezioso sostegno della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, di Unicredit, del Gruppo Hera e della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, e vanta i patrocini di Genus Bononiae, Dams-Università di Bologna e CNA. Una grande conferma per l’associazione bolognese che, in linea con la mission e le caratteristiche delle attività promosse fino ad oggi, continua a posizionarsi come realtà di riferimento per gli appassionati di arte.

Il risultato è un racconto di vita personale e intimo su uno degli artisti che, dall’immediato dopoguerra ai giorni nostri, si è sempre distinto nel panorama dell’arte contemporanea per la sua natura eclettica, quanto riservata.

Scomparso nel settembre scorso, dopo una lunga malattia, Sartelli ha tenuto in vita fino all’ultimo il suo atelier immerso nella natura del piccolo borgo di Codrignano in cui ancora, all’età di 89 anni, progettava le sue opere; in questo luogo, nel corso degli ultimi otto mesi della sua vita, ha accolto il regista e la troupe per le riprese del documentario.

Il film guarda l’opera dell’Artista, gli si avvicina quanto più possibile per capire, per sentire, avvalendosi della sua voce, dei suoi racconti, delle sue indicazioni e anche dei suoi silenzi. Si pone in ascolto per scoprire cosa la materia, chiave di lettura della sua opera, nasconda e cosa possa svelare. Al tempo stesso, è una visita nel suo territorio e nei luoghi del suo agire. Germano Sartelli ha accolto l'indiscreto occhio della macchina da presa con la sua proverbiale gentilezza.

La testimonianza cinematografica di Angelini vuole essere la trasposizione della poetica stessa di Sartelli. Il tempo e il ritmo delle immagini create dal regista, la costante presenza dei suoni e dei rumori della natura catturati, sono l’occhio e la percezione che hanno caratterizzato la creazione dell’Artista. In particolare, la delicata e grata contemplazione della natura osservata a pieno nella vastità del tempo è un’importante chiave di lettura del lavoro del regista bolognese.

L'arte di Sartelli, sottile, intrigante e in costante dialogo con la natura, attraversa pittura e scultura in nome di una necessità espressiva e sperimentale mai limitata al rigore formale; il suo è un linguaggio sintetico e lirico, in grado di trasformare ogni materia (ferro, legno, vimini, paglie e qualunque altro elemento) in poesia.

Il film è un racconto inedito ed esclusivo su un artista che è sempre stato considerato dalla critica un “fuori dal coro” sia per la sua natura schiva e riservata, volontariamente a distanza dalla mondanità, sia per la maniera del tutto personale con la quale anticipava e attraversava movimenti e correnti artistiche. La sua è stata una formazione “sul campo”, al tempo stesso classica e sperimentale, ma anche da “bottega”, legata alla manualità, al contatto e all’interazione con gli elementi naturali. Alcuni critici per descriverne il percorso creativo hanno fatto ricorso a nomi di primo piano dell’arte del Novecento come Giacometti, Burri, Dubuffet, Pollock, Michaux.

Maurizio Calvesi, colui che racconterà insieme ad alti critici Sartelli, si rivela una persona chiave per la lettura delle opere e della vita dell’artista imolese: proprio Calvesi presentò la sua prima mostra personale presso il Circolo di Cultura di Bologna nel 1958 e fu anche colui che invitò Sartelli alla XXXII Biennale di Venezia nel 1964, insieme a Afro Basaldella, Lucio Fontana e Cesare Gnudi.

Il film sarà parte integrante della mostra antologica, in corso di costruzione e programmazione, che Genus Bononiae dedicherà a Germano Sartelli nella prestigiosa sede di Palazzo Fava.

12/12/2015, 17:17