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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT - Il cinema italiano e i supereroi


L'attesissima opera prima di Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria e Luca Marinelli è approdata in sala giovedì 25 febbraio, registrando nel week end un trand in ascesa al botteghino e un'ottima media copia, forte anche del positivo passaparola generatosi attorno al film. Ma già in passato il cinema italiano ha tentato di portare sul grande schermo storie di supereroi, il più delle volte con discutibili risultati. Cinemaitaliano racconta cosa è cambiato in cinquant'anni di storia.


LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT - Il cinema italiano e i supereroi
La tecnologica maschera di Jeeg Robot
Applauditissimo in occasione dell'anteprima nazionale alla scorsa "Festa del Cinema di Roma" e capace di folgorare la critica italiana, "Lo chiamavano Jeeg Robot", opera prima di Gabriele Mainetti, è finalmente giunto in sala.

A partire da giovedì 25 febbraio e per tutto il week end, il trand del film al botteghino è stato in netta ascesa, andando quasi a raddoppiare il numero di spettatori giorno per giorno, grazie ad una notevole campagna di comunicazione e ad un buon passaparola, per un primo incasso di € 796.263 e 114.251 spettatori.

Ma prima dell'arrivo sulla piazza di Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria), ladruncolo romano divenuto "super" dopo essere entrato a contatto con delle scorie nucleari disperse nel Tevere, quali sono stati i Supereroi italiani nella storia del cinema?

I primi casi si rintracciano nel corso degli anni '60, periodo d'oro del cinema di genere nostrano, quando guardando verso gli Stati Uniti con la più totale ammirazione verso il Superman della coppia Jerry Siegel/Joe Shuster, il produttore Italo Martinenghi diede vita alla saga dei "3 Supermen".
In un mix di commedia e azione, cercando di sfruttare al meglio la scia di successi del cinema americano, arrivarono sul mercato "I fantastici 3 Supermen" del 1967 per la regia di Gianfranco Parolini con Tony Kendall, Brad Harris e Aldo Canti, cui seguirono tre pellicole dirette da Bitto Albertini, "3 Supermen a Tokio" del 1967, "Che fanno i nostri supermen tra le vergini della jungla?" del 1970 e "Crash! Che botte... Strippo strappo stroppio (3 Supermen in Cina)" del 1973, e ben quattro che videro lo stesso Martinenghi impegnato anche nella veste di regista "...e così divennero i 3 supermen del West" del 1974, "3 Supermen contro il Padrino " del 1979, "3 Supermen alle Olimpiadi" del 1984 e "3 Supermen in Santo Domingo" del 1986.

Nel 1967 Paolo Bianchini porta sul grande schermo l'agente dei servizi segreti Superargo ne "Il re dei criminali", un bestione interpretato dallo stuntman Ken Wood, al secolo Giovanni Cianfriglia, le cui avventure proseguiranno nello stesso anno con il sequel "Superargo contro Diabolikus" di Nick Nostro.

Sprovvisto di veri e propri superpoteri, ma munito di maschera e mantello, è Dorellik, il criminale che si aggira per la Costa Azzurra protagonista della commedia "Arriva Dorellik" scritta da Castellano e Pipolo e diretta nel 1968 da Steno, in cui Johnny Dorelli vestì per la prima volta i panni da protagonista per mettere in scena un personaggio spudoratamente ispirato al Diabolik delle sorelle Giussani.

Sempre del 1968 sono invece Supervip e Minivip, i primi supereroi italiani animati ideati da Bruno Bozzetto e raccontati in "Vip - Mio fratello superuomo", che andava oltre la semplice favola per bambini, arrivando a criticare aspramente il consumismo e certe discutibili tecniche adottate dai mass-media del tempo.

Sul finire degli anni '70 arriva la prima vera parodia di Superman con "SuperAndy - Il fratello brutto di Superman" di Paolo Bianchini, in cui l'attore comico Andy Luotto interpreta un alieno atterrato in Italia dal pianeta Trypton, adulto nell'aspetto ma infantile nei comportamenti.

"Un'antica leggenda azteca narra che nella notte dei tempi un dio bianco venuto dalle stelle scese sulla Terra e fu padre del primo Uomo Puma". Nel 1980 queste parole aprivano invece "L'uomo puma" di Alberto De Martino, un film che sulla carta sarebbe dovuto essere un grande successo di pubblico e critica, ma che nella realtà dei fatti risultò un flop così clamoroso da decretare la fine di quell'intero sistema produttivo durato due decenni.

Torna il cinema d'animazione nel 2007 con "Rat-Man - Il segreto del supereroe" di Massimo Montigiani, che vede protagonista il supereroe parodistico nato dalla matita di Leo Ortolani, in un'operazione che metteva insieme cinque episodi tratti dalla serie tv animata "Rat-Man".

"Capitan Basilico" di Massimo Morini del 2008 è invece il primo "supereroe ligure", interpretato da Massimo Bosso con al fianco i componenti del gruppo musicale "Buio Pesto". Un'interessante e ironica produzione indipendente italiana, cui nel 2011 seguì il sequel "Capitan Basilico 2 - I Fantastici 4+4".

Una presenza supereroistica si rintraccia anche ne "La kryptonite nella borsa", diretto nel 2011 da Ivan Cotroneo, in cui il miglior amico del piccolo Peppino è Gennaro, uno strano ragazzo che crede di essere Superman e che in seguito alla sua morte torna in vita grazie alla fantasia del protagonista, acquistando dei veri superpoteri.

È quindi del 2014 il film italiano di supereroi in assoluto più costoso, "Il ragazzo invisibile" di Gabriele Salvatores, che presentava un budget di circa otto milioni di euro. Ambientato a Trieste, il film ha per protagonista un ragazzino tredicenne che scopre di avere un potere che gli permette di diventare invisibile, e muovendosi in bilico tra il dramma familiare e la fantascienza, strizza l'occhio alla saga a fumetti degli X-Men di Stan Lee e Jack Kirby.

Insomma, tutte le volte che il cinema italiano ha tentato di portare sul grande schermo dei supereroi, ha finito quasi sempre per realizzare una brutta copia del "fratello maggiore" americano, provando quella spiacevole sensazione di "vorrei ma non posso".
Ed è proprio qui che "Lo chiamavano Jeeg Robot" segna un punto di rottura con il passato. Perché anche se alla base della storia si riscontrano dei tòpoi tipici del genere, qui è tutto perfettamente calato in un contesto urbano assai diverso dal solito, con personaggi solidi e ben scritti, un grande umorismo "romano" e scene d'azione assai crebili. Insomma, Mainetti è finalmente riuscito a restituire al nostro cinema un supereroe italiano decisamente convincente. E ora viene il bello, perché si sa, "da un grande potere derivano grandi responsabilità".

29/02/2016, 10:40

Antonio Capellupo