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CANNES 69 - Virzì fa centro con "La Pazza Gioia"


Grande prova per le due interpreti principali. Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti sfruttano al meglio l'occasione di un copione ben scritto per due personaggi ricchi e interessanti. Con Valentina Carnelutti, Tommaso Ragno e i cammei di Bobo Rondelli e Marco Messeri. Dopo Cannes l'uscita in sala prevista per il 17 maggio con 01 Distribution


CANNES 69 - Virzì fa centro con
Ramazzotti e Bruni Tedeschi in "La pazza Gioia"
"La Pazza Gioia" è un film che non ti aspetti. Dal trailer sembra la solita commedia radical chic, melensa quanto moralista, retorica quanto autocelebrativa (li vogliamo cambiare questi autori di trailer?). E invece no, il nuovo film di Paolo Virzì riesce a toccare delle corde che vanno oltre la visione dell'Italia un po' stantia degli autori di cinema di una certa generazione ed estrazione.

Come sempre Virzì, questa volta in compagnia di Francesca Archibugi a scrivere la sceneggiatura, coglie i caratteri come nessun altro regista in Italia. I suoi personaggi principali, Beatrice Morandini Valdirana (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti) sono due figure scritte e interpretate in maniera ideale, sia nel presente sia nella costruzione del passato. Da dove provengono e il percorso che hanno fatto per esser lì, rinchiuse in una casa per la cura di disturbi mentali alternativa al carcere, sono la chiave per affezionarci a loro e seguire con interesse la vicenda.

La loro amicizia nasce subito, dalla disperazione e dall'incomunicabilità e l'avventura si sviluppa grazie a quella vena di follia che le tiene in vita.

Valeria Bruni Tedeschi è grandissima nel ruolo della viziata, insopportabile, amabile, pericolosissima incosciente come solo una nobile italiana di oggi può essere. Solo nel film diretto da lei stessa (Un castello in Italia - 2013) era riuscita a raggiungere questi alti livelli, ma anche lì interpretava una nobile male in arnese. Bruni Tedeschi, malgrado il personaggio decisamente antipatico, riesce a far emergere un lato umano sepolto molto in basso, facendoci arrivare a provare qualcosa che si avvicina alla simpatia e sincera compassione.

Per Micaela Ramazzotti il lavoro è diverso, per alcuni aspetti più naturale per altri più difficile. Lei riesce a centrare il personaggio con misura e professionalità, utilizzando le indicazioni di sceneggiatura e regia ma anche andando a dipingere qualcuno che evidentemente ha visto da vicino, se non conosciuto di persona.

Forse "La Pazza Gioia" inciampa un paio di volte nel finale; nella descrizione dettagliata di un evento che sin dalla prima inquadratura del film sembra chiaro e assodato, ma anche nella scena superflua dell'incidente d'auto sul lungomare di Viareggio. Una spinta (istintiva o studiata?) sul pedale del pathos che forse è costata a Paolo Virzì il Concorso Ufficiale di Cannes 2016.

14/05/2016, 11:17

Stefano Amadio