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"Al Giorno d’Oggi il Lavoro te lo devi Inventare"
semifinalista del Los Angeles CineFest


"Al giorno d'oggi il lavoro te lo devi inventare", il nuovo corto del regista Mario Vitale è semifinalista del Los Angeles CineFest.

Il corto del film-maker lametino supera così le prime severe selezioni del prestigioso concorso e aspira alla finale che sarà disputata nel mese di gennaio 2017 e prevede un premio in denaro e la proiezione dell'opera vincitrice nelle giornate del Festival.
Una bella soddisfazione per il giovane regista lametino classe 1985, laureato in Saperi e tecniche dello spettacolo cinematografico presso la Sapienza di Roma con una tesi sul cinema di Luis Bunuel, con all'attivo una importante attività come regista di videoclip musicali e dopo un'esperienza come assistente alla regia sul set de Il Giudice Meschino di Carlo Carlei con Luca Zingaretti; la prova registica in solitario con il cortometraggio Il Tuffo, selezionato e premiato in prestigiosi festival in Italia e in America e nel 2015 come regista nel corto collettivo Il Miracolo presentato durante la 72° Mostra del Cinema di Venezia, alla 10° Festa del Cinema di Roma e vincitore di una Menzione Speciale ai Nastri d'Argento 2016.

"Al giorno d’oggi il lavoro te lo devi inventare" è una frase che si sente ripetere spesso negli ultimi anni. Ecco perchè dopo l'esordio con il pluripremiato "Il Tuffo", in cui il mettersi in gioco e l’affrontare la vita da protagonista, erano i punti cardine, Mario Vitale, sceglie di passare allo step successivo: raccontare cosa può succedere lungo il percorso, quali difficoltà si possono incontrare dopo essersi tuffato. Quello su cui riflette è il concetto di “sapersi adattare”, capacità che hanno tutti gli esseri viventi e che si è costretti a sviluppare per riuscire a sopravvivere.

E’ proprio il sapersi adattare che sta alla base di questo film. L’idea è quella di raccontare le storie parallele di due uomini agli antipodi che, in modi diametralmente opposti, si adattano alle vicissitudini della vita “inventandosi un lavoro”.

Giovanni un uomo dedito completamente al lavoro ma con un passato da artista che per rimanere a galla, decide di portare avanti la tradizione di famiglia facendo il falegname, consapevole però che quella presa non è la strada che voleva percorrere. E Umberto un uomo d’affari senza scrupoli che, per accrescere i suoi guadagni, estorce denaro a persone disperate.

Due uomini che non si incontrano mai, neanche per vie traverse, ma le cui vicende sono comunque tenute insieme da un legame comune, un legame esclusivamente ideale e simbolico.

"La domanda che mi viene posta con più frequenza è: di cosa parla questo film? Per fortuna con un titolo così esaustivo, la risposta che mi viene subito da dare, per semplicità, è: questo film affronta il tema del Lavoro, e questo in parte è vero in parte no. La tematica del Lavoro è sicuramente presente nel film e ricopre un ruolo importante, diventando il fil rouge dell’intera opera, ma la chiave con cui ho affrontato questo argomento non è sicuramente quella, forse ormai logora e inflazionata, di una serie di film dalla tradizione d’impegno civile e sociale, ma piuttosto una chiave che possiamo definire esistenziale e che pone l’attenzione sul lato umanistico della vicenda, talvolta anche in maniera grottesca e surreale, cercando di sviluppare contestualmente una riflessione sul ruolo dell’Arte e dell’Artista nella società attuale" - ha dichiarato il regista.

12/10/2016, 16:47