Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

FESTA ROMA 11 - "In Guerra per Amore"


Pif firma il suo secondo film, pre-apertura della Festa di Roma. La mafia e la sua affermazione dopo lo sbarco in Sicilia nel 1943 e le colpe degli americani


FESTA ROMA 11 -
Pif e Andrea Di Stefano in "In Guerra per Amore"
Pierfrancesco Diliberto torna a parlare di mafia nel nuovo film, "In Guerra per Amore". E anche questa volta lo fa come Pif, segnando con le sue caratteristiche sia il personaggio sia la storia. La voce narrante è presente sin dall'inizio e catapulta subito in atmosfera Le iene, mentre il semplice e impacciato protagonista, da lui stesso interpretato, Arturo non si distanzia molto dai suoi lineamenti ormai assimilati dal pubblico.

La voglia di raccontare la mafia si sente forte, le origini del suo potere recente e i grandi errori degli alleati nella valutazione del problema, subito dopo lo sbarco in Sicilia nel 1943, ma anche l'indignazione di oggi che cerca le radici moderne del fenomeno. Quello che nel film di Pif scivola in secondo piano è la storia dei personaggi e le loro vicende che sembrano raccontate alla leggera, con le diverse vicende che sembrano solo sfiorarsi, mancando gli intrecci per disattenzione.

Il film sembra divertente ma manca di quell'amarezza tipica della grande commedia italiana, quel punto di vista privo di pietà che riesce a mostrare il vero volto e il vero carattere di noi italiani. Pif, Martani e Astori scrivono una sceneggiatura addolcita come a non voler mostrare al pubblico il suo vero volto, tranquillizzandolo più che stimolandolo, come si fa in tv.

Per i primi quattro quinti, "In Guerra per Amore" sembra voler scaricare tutte la colpa dell'affermazione della mafia in Sicilia sugli errori e sulla leggerezza degli americani, più impegnati a risolvere la situazione nell'immediato che a valutare le conseguenze delle loro politiche. In realtà dell'Italia e dei suoi abitanti, nel 1943, agli americani interessava veramente poco e l'idea che avrebbero potuto e dovuto scegliere diversamente, tenendo di più al nostro futuro, può nascere soltanto a posteriori, alla luce di di oltre 60 anni di alleanza e amicizia.

Questa fastidiosa ricerca di un colpevole esterno però finisce con il comizio del sindaco mafioso, discorso che riapre il film, risollevandolo dopo un calo nel mezzo e portandolo a una chiusa interessante e di più ampio respiro.

12/10/2016, 23:59

Stefano Amadio