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MACCIO CAPATONDA - L'insoddisfazione genera la voglia di migliorarsi


Con il suo umorismo surreale e grottesco ha saputo divertire il pubblico del web, della radio, del cinema e della tv. Dal 26 ottobre è disponibile sulla piattaforma on demand "Infinity", la prima stagione della sitcom "Mariottide", che lo vede protagonista al fianco di Herbert Ballerina, Ivo Avido e Nino Frassica. Intervista all'attore abruzzese, ospite dell'area Movie del Lucca Comics & Games 2016.


MACCIO CAPATONDA - L'insoddisfazione genera la voglia di migliorarsi
A partire dall'esordio in tv nel 2004 all'interno del programma "Mai dire Reality", con il suo umorismo surreale e grottesco Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, ha dato vita a personaggi che hanno saputo divertire e stupire il pubblico del web, della radio, del cinema e della tv. E proprio al piccolo schermo è ritornato con la sitcom "Mariottide", disponibile dal 26 ottobre sulla piattaforma on demand "Infinity".

Intervistato da Cinemaitaliano.info, in occasione del Lucca Comics & Games 2016, l'attore abruzzese ha raccontato il lavoro che sta dietro ad una prima stagione che racconta la sfera privata del cantante più triste e sfigato d'Italia.

Il tuo personaggio compie dieci anni, e arriva in una sitcom dopo essere stato protagonista in corti televisivi, in una web serie e in una serie radiofonica. Dopo tutto questo tempo che cantante è oggi Mariottide?
Non c'è stata una vera evoluzione musicale, Mariottide è sempre triste e punta su quello. In questa prima serie in realtà il suo ruolo di cantante rimane più da sfondo, e abbiamo puntato maggiormente sulle storie di vita vissuta. Qualche brano è presente, come "Sto male", ma magari in una seconda stagione penseremo a scrivere un nuovo album.

Dopo aver esordito sul grande schermo torni alla serialità. Quali sono le accortezze necessarie per produrre una sitcom che funzioni?
Per una sitcom devi creare delle storie verticali che hanno solo un minimo di orizzontalità, essendo tutte vicende autoconclusive. Nello stesso tempo devi riuscire a creare un universo forte, e quello di Mariottide è un mondo ben definito. Come quando lavori su un film, l'unico approccio possibile è quello di amore e dedizione fino alla morte. Che presto avverà!

Sei sempre autore dei testi di tutti i tuoi personaggi. In che momento della scrittura ti rendi conto che quel tipo di comicità potrà funzionare?
Per me la comicità non è solo un lavoro, ma è ciò che mi permette di riuscire a non annoiarmi, quasi una questione psicoanalitica. Ammetto però di non essere mai contento di ciò che scrivo. C'è sempre qualcosa che mi fa pensare che potevo fare di meglio. Sono convinto che quando è positiva, l'insoddisfazione genera sempre la voglia di migliorarsi. Se non è positiva ti spari.

In "Mariottide" si ritrovano i tuoi compagni di viaggio, Herbert Ballerina e Ivo Avido, ma uno dei personaggi che duetta con te alla perfezione è "Lele Mosina", interpretato da Nino Frassica. Dato quel tipo diumorismo giocato su storpiature e giochi di parole, possiamo dire che Frassica è un po il padre putativo di Maccio Capatonda?
Nino è il mio mito fin da quando ero piccolo. Negli anni '80 l'ho vissuto grazie ai miei genitori che mi facevano vedere "Quelli della notte" e "Indietro tutta!", e poi nei '90 con i programmi in Rai con il Mago Forest. Ci siamo conosciuti cinque o sei anni fa, quando prese parte alla serie "Mario", e li è nato un connubio artistico e una vera amicizia. Per quel ruolo è perfetto, calza a pennarello. Si, ammetto che è un po il mio padre "sputativo".

31/10/2016, 07:00

Antonio Capellupo