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RIFF XV - "Gramigna", difficile da estirpare


Un'eredità pesante e una scelta di vita. Il film di Sebastiano Rizzo racconta la storia del figlio di un boss. Con Gianluca Di Giacomo e Biagio Izzo


RIFF XV -
"Gramigna" di Sebastiano Rizzo al Riff 2016
Ci sono figli cosiddetti d'arte che scelgono di seguire la strada già battuta sfruttando più o meno la discendenza e altri invece che preferiscono intraprendere un percorso nuovo o del tutto opposto, senza però essere del tutto liberi da chi li ha preceduti. Come accade a Luigi (Gianluca Di Gennaro) protagonista del nuovo film di Sebastiano Rizzo "Gramigna (volevo una vita normale)" tratto dal libro omonimo di Michele Cucuzza e Luigi di Cicco e presentato alla XV edizione del Riff.

Luigi è figlio di Diego (Biagio Izzo) un temuto boss camorrista e questa parentela segna irrimediabilmente la sua vita, crescendo con un padre del tutto assente perché incarcerato e circondato da zii, cugini e amici di famiglia coinvolti attivamente nel giro della violenza, dei soldi sporchi e della latitanza. Fortunatamente Luigi ha sua madre (Teresa Saponangelo) e la nonna al suo fianco che desiderano per lui una vita normale e per questo evitano di dargli spiegazioni e giustificazioni su ciò che vede accadere fuori e dentro casa.

Tuttavia non è così semplice perché la fama del padre pesa costantemente sulla sua vita con le continue provocazioni. Crescendo, la risposta di Luigi è sempre più chiara e forte, lui non è come suo padre. A questo proposito è enigmatico il parallelo tra la prima e l'ultima scena del film in cui è enfatizzata la differente scelta di vita tra i due.

"Gramigna" stupisce per la recitazione energica degli attori, in particolare per l'interpretazione drammatica del comico Biagio Izzo e di Gianluca Di Gennaro, che coinvolge emotivamente il favore dello spettatore. Il limite del film è nell'uso abbondante della musica, la cui armonia trionfante ricca di tamburi, ottoni e voci dà alla vicenda una ingiustificata aria solenne, a cui si aggiungono le numerose inquadrature dall'alto e le dissolvenze in nero. Solo nella seconda metà queste scelte stilistiche sembrano diminuire lasciando finalmente spazio alle emozioni dei personaggi e dello spettatore.

29/11/2016, 10:39

Chiara Preziosa