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ORTIGIA FILM FESTIVAL - Andrea De Sica e i suoi ragazzi "per bene"


A Ortigia il regista ha presentato in Concorso il suo film, opera prima, "I Figli della Notte", Nastro d'Argento 2017. Una vita nel cinema e una voglia di fare cinema cominciata raccontando storie in casa. Il debutto con un film che a tutti i costi doveva essere diverso dai cliché del nostro cinema


ORTIGIA FILM FESTIVAL - Andrea De Sica e i suoi ragazzi
Andrea De Sica all'Off 2017
Alla fine della proiezione in un'arena Minerva gremita, Andrea De Sica ha incontrato il pubblico raccontanto il percorso del suo film, dall'idea fino al premio dei giornalisti di cinema.

"Sono molto contento della proiezione qui a Ortigia, vedere tanta gente che guarda in silenzio il tuo film è sempre molto emozionante".

Come hai deciso di raccontare proprio questa storia di adolescenti?

"Quando ero al liceo ho consciuto un ragazzo che era stato in collegio, uno molto elegante e perbene, figlio di una famiglia importante italiana, che però l’anno dopo venne accusato di tentato omicidio. Questo mi ha molto colpito e mi sono chiesto cosa avesse passato in quel periodo in collegio e soprattutto pensai che c’è una generazione di ragazzi di buona famiglia che convive con sentimenti bordeline e riesce a sopravvivere. E questo non era, a mio avviso, mai stato raccontato".

Come hai scelto il cast. Giovani e inesperti ma giusti per i personaggi.

"L’idea era quella di un ragazzo che avesse queste fattezze quasi da famiglia Agnelli: volto angelico e veramente sedicenne... e mi piaceva che avesse quest’apparenza innocua e positiva e invece poi diventa qualcosa di più inquietante verso la fine del film. Non mi piaceva invece caratterizzare moralmente questi personaggi che saranno classe dirigente e che hanno quest’aura positiva e di successo. L’altra scelta è stata quella di voler fare un film sugli adolescenti con degli adolescenti veri e non con ragazzi più grandi e attori esperti, col pomo d’adamo e gli zigoni definiti… volevo loro, un gruppo di veri ragazzini che avevano tutta l’ingenuità e tutto quel modo indefinito di vivere la vita che era fondamentale per raccontare questa generazione".

Figlio di Manuel, nipote di Vittorio De Sica, un cognome che ha influito ovviamente sulla scelta di fare cinema.

"Certo, fin da piccolo per noi il cinema era un rito, andavamo tutti insieme in sala, vedevamo tanti film e io mi divertivo a recitare e a raccontare le storie fino a che ho deciso di farlo diventare un lavoro, soprattutto cercando di fare all’inizio un film che non fosse scontato, qualcosa di già visto. Invece raccontare una storia che potesse essere uno strano oggetto che uno vede e dice… oddio, che ho visto stasera?...
Non ricordo un momento della mia vita in cui il cinema non ci sia stato, ma in generale lo spettacolo e l’intrattenimento e a questo punto sono contento di essere entrato a farne parte in questo modo".

17/07/2017, 13:11

Stefano Amadio