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NAPLES THREE OF THREE - Progetto Video Artistico
Cross Mediale di Matilde De Feo al Museo Madre


NAPLES THREE OF THREE - Progetto Video Artistico Cross Mediale di Matilde De Feo al Museo Madre
"Naples three of three", trilogia cross mediale di Matilde De Feo che sceglie uno sguardo intimo e articolato per raccontare la città di Napoli, commissionata dal Museo Madre per fa parte di Per_Formare una Collezione, Per Un Archivio Dell'arte In Campania, sarà in mostra nel Museo di via Settembrini 79 fino ad aprile 2018.

L’opera è ospitata in una sala del mezzanino (scala sinistra) dove l’artista allestisce, in un’unica stanza, il primo capitolo della trilogia Desert Flower e una traccia progettuale del secondo capitolo, Ramondino’s Apologue (il terzo capitolo è ancora da realizzare).
Nella video installazione Desert Flower sono comprese le immagini del Vesuvio “giallificato” dalla ginestra prima dell’incendio di luglio 2017: metafora dell’urbanizzazione e della cementificazione che negli ultimi 50 anni ha parzialmente modificato il profilo della città di Napoli. A raccontare questo mutamento antropologico oltre che architettonico sono cinque napoletani più e meno noti ritratti alle prime ore del mattino nello svelamento dell’intimità della propria casa.
Ramondino’s Apologue è la traccia progettuale del secondo capitolo della trilogia dedicato alla scrittrice Fabrizia Ramondino con un’intervista audio inedita al regista Mario Martone.

La video artista casertana Matilde De Feo, che vive a Napoli dal 2001 espone insieme a 50 fuoriclasse nell’ambito del nuovo articolato capitolo del progetto Per_Formare una Collezione The Show Must Go_On & Per Un Archivio Dell'arte In Campania avviato nel 2013 e sviluppatosi in differenti capitoli intermedi – dedicato dal MADRE alla formazione progressiva della collezione permanente.
“Matilde De Feo- ha commentato Andrea Viliani, direttore del Museo Madre e curatore della mostra-, ci racconta un’ipotetica storia sull’ingiallimento di Napoli. È uno storytelling urbano che va dal centro alle periferie e si arrampica leopardianamente sulle ginestre del Vesuvio per raccontare nuove forme di co abitazione tra comunità differenti in questa grande città porto, accogliente, problematica, ma anche risolutoria qual è Napoli”.

#Naplesthreeofthree
è una trilogia cross mediale che sceglie uno sguardo intimo e articolato per raccontare la città di Napoli. È una ricognizione poetica e visiva sul concetto di comunità ed ecosistema, di ambientazione, trasformazione e resistenza. Il lavoro si compone di tre racconti, pensati come tre finestre sulla città realizzati in seguito ad una approfondita ricerca e grazie all’incontro e alla relazione con alcuni napoletani, protagonisti delle storie. Ogni racconto ha un suo linguaggio autonomo benché entri in relazione con l’altro grazie ad un filo narrativo comune: si va dal video all’audio intervista passando per il disegno. Gli strumenti utilizzati per riprendere la realtà sono semplici e non intrusivi: De Feo utilizza per le riprese due Canon 5D e un iphone SE. Il primo racconto e parte del secondo sono stati realizzati grazie alla collaborazione con Marina Dammacco, Renato Esposito, Resli Tale, Raffaele Mariniello, Simona Infante, Giuseppe Beneduce. Per il museo Madre l’artista allestisce, in un’unica stanza, il primo capitolo della trilogia dal titolo Desert Flower e una traccia progettuale del secondo capitolo, Ramondino’s Apologue. Il terzo capitolo è ancora da scrivere.

DesertFlower
è una video installazione che racconta di un’improvvisa trasformazione del paesaggio pendendo spunto dalla storia della ginestra etnea, una specie arborea importata dall’Etna dopo l‘ultima eruzione del 1906 per arginare la lava, particolarmente invasiva e che, nell’estate del 2016 è stata protagonista sui media con l’allarmante notizia: “La ginestra etnea sta cancellando il Vesuvio”. La pianta infatti stava soppiantando la ginestra autoctona minacciando di modificare il colore e la forma del vulcano.

Cosa nell’ultimo secolo, con lo stesso valore ambivalente della ginestra etnea ha modificato il nostro paesaggio? La casa. Dunque la “giallificazione” del Vesuvio è utilizzata come metafora del processo di urbanizzazione e cementificazione che negli ultimi 50 anni ha parzialmente modificato il profilo della città anche attraverso opere note come quelle di Aldo Loris Rossi, Davide Pacanowski, Franz di Salvo, Luigi Cosenza, Stefania Filo Speziale, Franco Purini. A raccontare questo mutamento antropologico oltre che architettonico, poiché ha modificato il rapporto degli abitanti con il modo di rapportarsi all’interno e all’esterno degli edifici, sono cinque napoletani ritratti alle prime ore del mattino nello svelamento dell’intimità della propria casa: una studentessa, il fotografo Luciano Ferrara e un bambino raccontano le dinamiche abitative del centro storico; un uomo che ha trasformato la sua casa di via Tasso in un b&b rappresenta “la città di mezzo” e infine Mirella Pignataro, moglie di Felice Pignataro, racconta la periferia, la Scampia prima e dopo la cementificazione.
Le musiche sono di Giovanni Sollima.

La Ginestra entra nella sala del Museo sotto forma di installazione, spaccando la terra, determinata a trasformare la città, partendo idealmente dal Vesuvio e dalla periferia verso il centro, passando attraverso la Muraglia cinese. Le preziose immagini della “giallificazione” protagoniste della video installazione sono state girate sul Vesuvio reso giallo dall’esplosione floreale della ginestra a luglio 2017 pochi giorni prima dell’incendio che ha bruciato il vulcano e con esso piante e animali modificandone di fatto, nuovamente l’aspetto. Si tratta quindi anche di un documento con un valore sociale notevole.
Le quattro interviste degli abitanti che sono pubblicate on line a cadenza settimanale completano la comprensione della videoinstallazione sul web, rafforzando il valore crossmediale del progetto.

Ramondino’s Apologue è la traccia progettuale del secondo capitolo della trilogia: un futuro film animato dedicato alla scrittrice Fabrizia Ramondino co-sceneggiato con Marina Dammacco. Lo story board con disegni di Resli Tale costruito a partire, dalla lettura delle opere di Ramondino- in particolare de “Il libro dei sogni”- che affrontano i temi della casa, della città, del divenire segnando un continuum concettuale con Desert Flower, è accompagnato dall’audio fruibile in sala di un’intervista inedita di Matilde de Feo al regista Mario Martone sul suo incontro con la Ramondino e il lavoro introspettivo della scrittrice. L’intervista fornisce un’anteprima del lavoro che sarà sviluppato in forma completa nel 2018.

20/10/2017, 11:54