!Xš‚‰

MY NAME IS ADIL - La storia di un ragazzo e del suo sogno


Il film di Adil Azzab, Andrea Pellizzer e Magda Rezene al cinema dal 24 ottobre


MY NAME IS ADIL - La storia di un ragazzo e del suo sogno
Una scena del film "My Name is Adil"
"My Name is Adil", diretto da Adil Azzab, Andrea Pellizzer, Magda Rezene, è un film biografico che racconta la storia di un ragazzo e del suo sogno. La pellicola è ambientata ai giorni nostri e la storia viene raccontata attraverso un lungo flashback che dura per quasi tutta la totalità del girato, interrompendosi per tornare al presente solo in alcune circostanze.

Il film si apre con l’immagine di una bambina che cerca Adil urlando il suo nome, ma lui non si trova. La camera si sposta sul protagonista del nostro racconto che sta correndo disorientato. Questa corsa rappresenta il desiderio, che lo accompagnerà per gli anni avvenire, di fuggire da quella terra fatta di privazioni, ma simboleggia anche il senso di spaesamento che proverà una volta raggiunta la nostra penisola. L’Italia viene descritta più volte dai parenti e dagli amici del ragazzo come la terra dalle mille opportunità e sicurezze. Gli occhi con cui loro guardano al nostro paese sono gli stessi con cui i nostri nonni e bis nonni guardavano al “sogno americano”. In questo sogno Adil si rannicchia per sopportare le amarezze e i soprusi, aspettando di poter raggiungere il padre che si è già stabilito su quella terra lontana.
Queste aspettative illusorie si scontrano presto con la realtà. L’Italia è tutt’altro che un percorso in discesa. Il contrasto tra le attese galvanizzanti e la verità dei fatti è acuito dall’opposizione tra il clima caldo e soleggiato che aveva dominato le scene ambientate in Marocco e il clima freddo, nuvoloso e con forti rovesci che contraddistingue le immagini riguardanti il nostro paese. Il fulcro del film si trova proprio qui: nel sentimento di fuga che si oppone all’incertezza del posto desiderato, nel non sentirsi a casa in patria che va di pari passo col non riconoscersi nella nuova terra che ci ospita. A tutte queste contrapposizioni si aggiunge la mancanza della famiglia, l’emarginazione le difficoltà economiche nonché quelle linguistiche.

Il film è realizzato con attori non professionisti e il loro "impaccio" durante i dialoghi lo rende evidente. Però, d’altro canto, questo elemento fa apparire la storia riportata sullo schermo come più genuina e meno artefatta.

Gabriele Nunziati

22/10/2017, 11:22