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FESTA DEL CINEMA DI ROMA 12 - "Cercando Camille"


Il film di Bindu de Stoppani, prodotto in Svizzera, presentato ad Alice nella Città. Con Anna Ferzetti e Luigi Diberti. La memoria e la ricerca dei ricordi


FESTA DEL CINEMA DI ROMA 12 -
Anna Ferzetti in "Cercando Camille" di Bindu De Stoppani
"Cercando Camille" è un film agrodolce che racconta da un lato l’Alzheimer con delicatezza e sensibilità, dall’altro una ricerca che, prima o poi, ognuno di noi si ritrova a fare nella vita: la ricerca di se stessi.

Camille è la figlia di Edoardo, un ex giornalista di guerra ormai anziano e affetto da Alzheimer, che non vuole accettare la malattia del padre e decide di portarlo con sé in un viaggio alla ricerca della sua memoria, nella speranza che il fratello di lei si convinca che non sia necessario rinchiuderlo in una casa di cura.

Partono con il vecchio camper dell’uomo e Camille ben presto si renderà conto di quanto sia difficile prendersi cura di un uomo malato. Fra alti e bassi si ritroveranno a fronteggiare diversi ostacoli, molti dei quali creati dalla stessa protagonista. Lei ancora deve trovare il suo spazio nel mondo e si aggrappa a un obiettivo impossibile (ritrovare la memoria di Edoardo), pur di non fare i conti con se stessa.

"Cercando Camille" non vuole raccontare la malattia ma vuole raccontare le conseguenze che genera nelle persone che la vivono da spettatori attivi: il percorso di accettazione che ne deriva, le sue inevitabili sofferenze, la speranza e l’ostinazione.

Diretto da Bindu de Stoppani e interpretato da Anna Ferzetti e Luigi Diberti, è un’opera sulla memoria e sul viaggio interiore. Bisogna conoscere se stessi per affrontare e apprezzare la vita e per conoscersi bisogna cercarsi, solo così si prende coscienza di sé.

Questo ciò che Bindu de Stoppani vuole trasmettere e lo fa senza inutile retorica o dramma esagerato, ma anzi con prudenza e moderazione. Non cerca né la lacrima facile, né la risata scontata, ottenendo un film semplice ma efficace senza voli pindarici. L’interpretazione degli attori si allinea a questo mood, diventando autentica ed essenziale.

Questa genuina tranquillità dei toni del racconto rischia di essere un’arma a doppio taglio: se da una parte lo spettatore crede a tutto e non ha bisogno di altro per capire personaggi e tematiche, dall’altra l’empatia e l’emozione non arriva facile e va spesso rincorsa.



Elisa Pulcini

31/10/2017, 10:47