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Note di regia di "Primo Incontro"


Note di regia di
L’ispirazione del cortometraggio “Primer Encuentro” ("Primo Incontro") nasce dall’esigenza di esplorare l’inconscio in termini di lontananza dalla figura materna.
Marco, il protagonista, sente la necessità di avvicinarsi a Giulia, un adolescente che si sente accusata dal padre dell’imminente separazione dei genitori. La mancanza di affetto che la ragazza percepisce genera in lei un senso di abbandono; questo senso di abbandono si può rinvenire anche nel protagonista, che non ha più con se la madre. Giulia rivede in Marco degli atteggiamenti di noncuranza che le richiamano alla mente il comportamento di suo padre.
Il giovane ritarda agli appuntamenti con Giulia (degli atti mancati), anticipando inconsciamente l’imminente, dolorosa separazione, non dissimile dal distacco che il ragazzo aveva provato per la lontananza di sua madre.
In altre parole Marco scorge precocemente ciò che sta per accadergli nella sua relazione con Giulia mentre ancora elabora l’allontanamento dalla madre. Ciò avviene per il suo carattere introverso e riflessivo, cosa che lo rende incline a fronteggiare i giorni a venire con la
consapevolezza che Giulia cerchi un sostegno che lui non potrà offrirle (nonostante anche Marco senta l’esigenza di esserle vicino).
Il corto da me realizzato descrive dunque un comune sentimento di separazione nei personaggi, esaminando inoltre la fugacità delle relazioni sentimentali, anche quelle in cui ci possono essere alte aspettative.
Si è andata delineando una precisa linea estetica, che mi porta a trattare il materiale di sceneggiatura seguendo una linea psicologica (e al contempo intima e poetica), tramite un uso simbolico della messa in scena, ravvisabile negli sfondi che rimarcano il senso di prigionia
psicologica provata dal protagonista. Ad esempio l’utilizzo di oggetti metaforici in un quadro di
una grande città descrive la solitudine di Marcos, e una rappresentazione della natura in senso distorto ritrae il personaggio principale in compagnia di un amico su di una linea diagonale e circondato da file di alberi.
La scelta di usare la camera a mano è stata dettata dalla volontà di avere uno sguardo vicino ai personaggi e partecipe delle loro vicende, ed anche dalla necessità di seguire liberamente il protagonista nei suoi gesti.
Le dinamiche relazionali, s’innestano su anticipazioni emotive ravvisabili in brevi flashforward che conducono ad una narrazione non consequenziale che lega le immagini attraverso raccordi sonori, evocativi di dinamiche comportamentali.

Leonardo Dell’Olio