Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Stakhanov"


Note di regia di
Una scena di "Stakhanov"
Osservando con occhio attento e curioso anche le piccole dinamiche che ruotano attorno alle nostre giornate, penso sia evidente che il Mondo, così come lo conosciamo noi oggi, sia un posto che tende a separare le anime, ad enfatizzare la paura del prossimo o dello sconosciuto e con una spiccata predisposizione all’imposizione dall’alto di regole e dogmi, atti quest’ultimi a “mantenere in equilibrio il sistema” senza preoccuparsi della felicità e della realizzazione personale dei singoli. In sintesi, per usare una metafora, sembra quasi di respirare l’ossigeno di un “luogo” che giorno dopo giorno sta aspirando a diventare un “non luogo”. Questa presa di coscienza, in concomitanza con la lettura della prima stesura di una sceneggiatura scritta da Ivan Pavlović, mi hanno portato alla realizzazione di questo progetto cinematografico: tale tipo di problematiche sociali mi stanno infatti molto a cuore e la possibilità di realizzare un progetto artistico come Stakhanov, è stata un’occasione per analizzare in maniera più approfondita queste dinamiche che sempre più caratterizzano per me il nostro tempo.
Il titolo del progetto è ovviamente ispirato alla storia di Aleksej Grigor'evič Stachanov, minatore russo che negli anni ’50 fu il capostipite del fenomeno dello stakanovismo, ideologia che negli anni si è insinuata a mio parere nel nostro stile di vita quotidiano e non solamente nell’ambiente di lavoro, sfruttando alienazione e costrizioni oltre al fatto di non avere un’identità politica definita (come ad esempio sinistra, destra, comunismo, fascismo, ecc).
Per raccontare questa storia, ho deciso di usare un mondo onirico e colmo di metafore, quasi come se quella davanti ai nostri occhi fosse una favola. Quest’ultima parola è per me molto importante, tale genere di storie infatti ci vengono raccontate solitamente quando siamo piccoli, nella fase della nostra vita in cui le nostre menti sono più predisposte ad ascoltare, a rimanere affascinate, ad interpretare le cose senza malizie o secondi fini. Parlando quindi al bambino interiore di ognuno di noi, questo cortometraggio si pone l’obiettivo di provare a dare due messaggi che credo siano molto importanti:

Non ci sono persone buone o cattive in senso assoluto in uno stesso contesto sociale, ma solamente individui che reagiscono in maniera differente ad una paura più o meno reale del non conosciuto.

Indipendentemente dal luogo e dalla situazione, la soluzione a gran parte dei problemi dell’essere umano sta nella socialità e nella qualità del rapporto con gli altri individui.

Alex Scarpa