Una scena di "Stella Amore"
Il passaggio dall’età della spensieratezza all’età adulta porta con sé grandi cambiamenti, sia in positivo che in negativo. Ciò che in questa transizione accomuna la maggior parte degli uomini e delle donne è l’abbandono dei sogni puerili e adolescenziali, perché apparentemente irrealizzabili o perché osteggiati dagli innumerevoli imprevisti della vita. Gettati in un cassetto e chiusi a chiave, li riportiamo alla luce solo occasionalmente, per ripensarli con un sorriso o con una vena di rammarico per le aspettative disattese. E se invece non ci arrendessimo? Se non fossimo disposti a lasciare che il mondo corrompa, un po’ per egoismo e un po’ per cinismo, le nostre aspirazioni? Ecco, è proprio questo rifiuto il motore che dà vita a "
Stella Amore", film diretto da
Cristina Puccinelli.
La protagonista è Stella, una bambina desiderosa di diventare un’attrice e in procinto di realizzare questo sogno recitando la sua prima parte. Il modo in cui lei immagina il mondo del cinema è completamente idealizzato e lontano dalla verità. Infatti la realtà in cui si troverà immersa una volta sul set è quella di un ambiente estremamente competitivo e tutt’altro che mosso da nobili sentimenti. La valigetta contenente gli strumenti del mestiere che porta sempre con sé e a cui è estremamente legata, è qualcosa di più di un semplice oggetto, diviene il simbolo del cinema ideale, quello puro e genuino di cui lei è innamorata. Più le sue aspettative vengono ostacolate ed inquinate più lei si stringe alla sua valigetta, come fosse uno scudo contro la meschinità del mondo. Stella, al termine di questa prima esperienza deludente e sconfortante, non permette che la realtà avvilente prenda il sopravvento sui suoi sogni, ma impone la sua visione magica e affascinata.
Il cortometraggio è efficacie sotto ogni punto di vista (la regia, la recitazione, il montaggio) e, attraverso l’esasperazione di alcuni elementi, il messaggio che manda è chiaro ed incisivo. La pellicola risuona quindi come un invito a tutti noi a non lasciare che i nostri sogni vengano dipinti da altri.
Gabriele Nunziati