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Note di regia di "Goodbye Marilyn"


Note di regia di
Goodbye Marilyn
Leggere “Goodbye Marilyn” ha rappresentato per me un’autentica folgorazione. La Marilyn diva e icona del cinema e dello star system parlava finalmente con una voce diversa, capace di raccontarmi una storia tanto affascinante quanto impossibile. Sopravvissuta alla crisi che aveva rischiato di condurla prematuramente alla morte, una Marilyn anziana, matura e consapevole di sé e della propria vita decide di tornare a raccontarsi in una veste inedita. Il passato, tra vicende note e meno note, viene rievocato con nostalgia e tenerezza, ma anche con quello sguardo disincantato di chi conosce fin troppo bene le luci e le ombre del grande mondo dello spettacolo. Il romanzo a fumetti scritto da Francesco Barilli e disegnato da Roberta Sacchi era il punto di partenza perfetto per un cortometraggio animato. I disegni, grazie all’animazione, alla colonna sonora e soprattutto alla voce di attori in carne ed ossa, avrebbero riportato Marilyn nella dimensione in cui tutti l’abbiamo conosciuta e amata, quella del cinema. La Marilyn che si è ritirata dalle scene da cinquant’anni non è un’asceta, né tantomeno una moralista che ha rinnegato tutto ciò che l’ha resa famosa. Questa Marilyn ha scelto consapevolmente di sottrarsi alle regole dello show-biz, di governare il proprio tempo con la libertà a cui aveva rinunciato per diventare una diva. Perché una diva non appartiene veramente a se stessa. Appartiene alla pellicola che la immortala sul grande schermo, e, forse ancora di più, al suo pubblico. E Norma Jeane, la donna che noi conosciamo col nome di Marilyn Monroe, ha deciso di riprendersi il suo spazio, aggiungendo solo altro fascino a un’icona già immortale.
Ho voluto chiudere il cortometraggio con la frase con cui Marilyn concluse la sua ultima intervista, solo due giorni prima di morire: una richiesta, quasi una supplica, che ne rivela tutta la sua umana fragilità.

Maria Di Razza