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SATYAGRAHA - Il legame tra le vita e la morte


Un cortometraggio diretto da Simona De Simone con Giusi Merli e Jun Ichikawa.


SATYAGRAHA - Il legame tra le vita e la morte
Una scena di "Satyagraha"
La vita e la morte nel loro legame indissolubile intessono i fili della tela sui cui prende forma "Satyagraha", cortometraggio diretto da Simona De Simone. il film si poggia sul concetto della reincarnazione e sul pensiero secondo cui, nella vita di ciascuno di noi, esista un momento preciso che racchiude l’essenza stessa della nostra intera esistenza.

La pellicola è come divisa in quattro capitoli. Ogni capitolo ha per protagonista una figura differente in un momento storico differente, senza che tra di essi vi sia un’apparente connessione. Ogni sezione ci conduce attraverso i colori vividi e i sapori intensi di epoche e luoghi distanti, mettendo a nudo i sentimenti più intimi dell’animo umano. Di ciascuno dei quattro personaggi principali viene raccontato il momento della loro vita che è la ragione di tutto il resto. Quell’istante, quell’emozione è il punto finale di un sentiero, la strada percorsa nient’altro che l’inevitabile tendere a quell’attimo di impareggiabile ardore. Il percorso di ritorno si riduce invece a un costante perdersi nel dolce ricordo della meta assaporata. Questo momento coincide per tutti col passaggio dalle loro mani di un pezzo di tela. Quel semplice lembo di stoffa rappresenta il completamento della tela della vita. A legare insieme questi quattro personaggi vi è una quinta figura incarnata da un’anziana signora. È lei la figura con cui la pellicola inizia e con la quale giunge alla conclusione. Sua l’unica voce che, da fuori campo, accompagna la visione del corto, ma solo quando lei è presente in scena, altrimenti sul film regna il silenzio più loquace. Tutte e cinque le vite sono legate da uno stesso filo che le unisce e da una stessa anima che le attraversa. L’anziana donna ripercorre questo filo riportando alla memoria i momenti che hanno reso speciale ciascuna esistenza precedentemente vissuta.

"Satyagraha" può risultare non immediatamente comprensibile ma fin dall’inizio della riproduzione riesce ugualmente a smuovere l’emotività dello spettatore. La giovane regista con questa opera ha dato prova di grande capacità e maturità, realizzando un film che grazie all’espressività degli attori e alla forza della gestualità non ha bisogno dei dialoghi per comunicare con le corde più profonde dello spirito.


Gabriele Nunziati

14/08/2018, 09:59