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TFF36 - Daniele Segre: "I tifosi sono lo specchio della societa'"


TFF36 - Daniele Segre:
Presentato al Torino Film Festival numero 36 il documentario "Ragazzi di Stadio. 40 anni dopo" di Daniele Segre, ideale sequel di "Ragazzi di Stadio" del 1980, in cui il regista raccontava il mondo dei tifosi di Juventus e Torino.

Perché tornare a raccontare quel mondo, oggi? "Intanto per il piacere di scoprire che dopo 40 anni faccio ancora un altro film... L'esigenza di ritornare negli stessi luoghi nasce semplicemente dalla voglia di raccontare la trasformazione della nostra società, considero come allora lo stadio una cartina al tornasole del tempo in cui viviamo: abbiamo spunti lì per comprendere la complessità sociale che il nostro paese sta vivendo".

"Per tanti motivi aveva senso farlo oggi, in primis perché non ci ho pensato prima! Poi stanno emergendo nella società alcuni elementi che vanno solo ed esclusivamente in una direzione, quella della destra, in tutti i sensi. Questi gruppi sono la rappresentazione di questa identità, che si è rafforzata, non solo negli stadi, non solo in Italia".

Questa volta non ci sono i tifosi del Torino. "Il primo film che ho fatto era Il potere deve essere bianconero, ed era solo sulla Juventus. Poi in Ragazzi di Stadio c'erano entrambe le tifoserie. In questo caso ho valutato anche per motivi produttivi di considerare il gruppo più organizzato della tifoseria torinese, che in particolare sono i Drughi secondo anello curva Sud. Per non disperdere il racconto in tanti rivoli, mi sono concentrato su di loro".

Sono cambiati i tifosi in questi anni? "Sì, è cambiato tutto, nel senso che una volta si stavano affacciando su questo mondo, era tutto un pochino più naif, più poetico. Ora è tutto più organizzato, quasi in maniera militare, con ruoli ferrei e un direttivo che soprassiede tutto. È una vera e propria organizzazione, e quindi è cambiato tutto".

La società Juventus l'ha aiutata? "Assolutamente no. Avevo chiesto il permesso di riprendere i tifosi allo stadio, e mi è stata negata. A quel punto ho fatto tutto da solo".

"Il mio viaggio di regista è quello di conoscere la realtà e interpretarla, e possibilimente di anticipare con il mio istinto cosa sta capitando per testimoniare. Questo conto di aver fatto anche in questo caso".

28/11/2018, 10:52

Carlo Griseri