Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Mamihlapinatapai. Ritratti da Bogotà"


Note di regia di
Bogotà e la Colombia attraverso i ritratti. Descrivere un luogo, crocevia di tanti altri luoghi e di tante storie, attraverso un ritratto collettivo, una chiamata alla posa, al guardarsi in un tempo in cui tutto è fugace, dove le relazioni di vita sono virtuali.
Per circa un mese e mezzo, abbiamo percorso le strade di Bogotà, di notte e di giorno, in quartieri periferici di nuove e antiche ‘invasioni’, in piccoli paesi ormai assorbiti dall’espansione della Capitale, in quartieri centrali dove spesso un incrocio segna il confine tra differenti mondi che coesistono, si sfiorano e spesso solo nella notte si attraversano. Mamihlapinatapai_Ritratti da Bogotà è la quinta tappa di VideoRitratti, un progetto di lungo periodo che vorrebbe raccogliere un archivio di ritratti filmati di città e territori.
Una ricerca di senso e linguaggio che esplora unioni filmiche che si realizzano attraverso lo sguardo: lo sguardo tra chi filma e chi è filmato, prima, che crea relazione, innesca racconti di storie e storie, lo sguardo tra chi è filmato e lo spettatore finale, poi. Mamihlapinatapai è una parola indigena che descrive l’atto di guardarsi reciprocamente negli occhi sperando che l’altro faccia qualcosa che entrambi desiderano ardentemente, ma che nessuno dei due vuole fare per primo. Ritratti da Bogotà è un invito al corpo, al guardarsi, ad osservare per scorgere tutte le sfumature di uno sguardo, sfidando l’attesa del sentirsi porgere una domanda. E’ un ritratto di una metropoli, in cui l’atto di fermarsi e guardare, è atto rivoluzionario: sospensione per un’istante dello scorrere incessante del tempo; richiamo al prendersi tempo per osservare e dedicare attenzione all’altro. Un ritratto di metropoli sospesa tra l’azione, la rivolta e un lento incedere, un’attesa permanente, uno scorrere incessante di vita. E’ un film in cui il dispositivo è costantemente rotto dalla vita che irrompe nella scena.

Gaetano Crivaro e Margherita Pisano