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TFF36 - Nanni Moretti e l'impegno di un'Italia diversa


Il regista, che ha evitato di incontrare la stampa rilasciando solo un'intervista esclusiva e decisamente molto "individualista", racconta le vicende cilene degli anni 70 e i rapporti con l'Italia che accolse a braccia aperte chi scappava dagli orrori della dittatura di Pinochet. Il documentario distribuito da Academy Two, sarà in sala dal 6 dicembre


TFF36 - Nanni Moretti e l'impegno di un'Italia diversa
Nanni Moretti e il suo sguardo su Santiago del Cile
Nanni Moretti, il Cile, gli anni 70. Un documentario sul colpo di Stato a Santiago ma soprattutto qualcosa che mostra come all’epoca l’impegno e l’interesse degli italiani non si limitava soltanto agli affari propri.

"Santiago, Italia" parte mostrando brevemente la situazione politica in Cile dall’elezione di Allende, con un paese pieno di speranza per le riforme e le iniziative popolari del nuovo Presidente che suscitavano le ire dei potenti interni, come i proprietari delle fabbriche e delle terre, ed esterni come gli USA, che si videro nazionalizzare senza alcun indennizzo le ricchissime miniere di rame, mobilitando Cia e Servizi vari.

Poi il Golpe di Pinochet, duro, crudele e spietato. Rastrellamenti, sequestri, torture e omicidi per annientare ogni forma di attività politica dissidente. E proprio a quel punto, quando la paura e il panico presero alla gola i cittadini cileni che il rapporto con l’Italia divenne forte ed indispensabile.

L’Ambasciata italiana a Santiago rimase l’ultima ad accogliere chi voleva scappare dal paese. Moretti inanella i racconti di chi saltò il muro di cinta e rimase a lungo dentro alla sede diplomatica italiana in attesa del visto e, una volta giunto in Italia, trovò un lavoro, una nuova vita e la solidarietà di tutto un popolo, interessato alle vicende cilene in modo che i cileni stessi trovarono stupefacente.

Nanni Moretti indugia un po’ sulle lacrime degli intervistati, inevitabili per la particolare drammaticità dei racconti e per il pungente effetto che suscitano sui ricordi di chi allora visse, anche da semplice lettore, anche a migliaia di chilometri di distanza, il dramma di un popolo intero. Sorvolare con una dissolvenza sarebbe stato più elegante tanto insieme ai ricordi, l’emozione, ad esempio per il concerto-raduno al Palazzo dello Sport o per l’intervento di Gian Maria Volonté in Piazza Santi Apostoli a Roma, sarebbe arrivata lo stesso.

30/11/2018, 12:09

Stefano Amadio