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FIGLI DEL DESTINO - I protagonisti raccontano il film TV


In prima serata su Rai1 mercoledì 23 gennaio una docufiction su le leggi razziali.


FIGLI DEL DESTINO - I protagonisti raccontano il film TV
La conferenza stampa di "Figli del Destino"
L’incontro stampa con i sopravvissuti alle leggi razziali Tullio Foà, Lia Levi, Liliana Segre, gli attori Massimo Poggio, Massimiliano Gallo, Patrizio Rispo e il regista Marco Spagnoli.

" I Figli del Destino guarda al nostro passato e lo mette in relazione al nostro presente", ha esordito Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Fiction," la memoria è importante quando si sono verificate delle lacerazioni, quando il racconto riguarda una ferita terribile. Questo ritornare con la memoria a quei fatti aiuta a non dimenticare e a fare sì che quello che è avvenuto nel passato non debba accadere più. Il servizio pubblico ha la funzione di custode della memoria del paese. “I figli del destino” parte come racconto dall’introduzione delle leggi razziali nel 1938 e attraversa tutto quello che è stato il periodo della persecuzione. La docufiction riporta nel presente la storia dei quattro bambini protagonisti e lo fa attraverso la testimonianza degli adulti che guardando indietro portano il ricordo di questa esperienza".

Un progetto che ha “un’anomalia”, ha continuato il regista Marco Spagnoli, "è una storia plurale e non corale. Volevamo raccontare quattro storie di quattro bambini in città diverse per restituire allo spettatore il senso del caso. Basti pensare che se il 31 ottobre 1944 noi ci fossimo trovati a Napoli con Tullio Foà saremmo sopravvissuti perché la città si era liberata da sola mentre Liliana Segre a Milano veniva deportata ad Auschwitz. Abbiamo cercato di raccontare delle storie nelle quali si vedeva il punto di vista dei bambini di fronte a questa realtà. Era importante anche il racconto del “dopo”: le conseguenze delle leggi razziali si sono ripercosse nella vita privata dei sopravvissuti".

Liliana Segre, nominata senatrice a vita un anno fa dal Presidente Mattarella, non presente alla conferenza stampa ha inviato un toccante contributo video: “Pensavo che rivedendomi sullo schermo mi sarei turbata e commossa molto più di quanto non mi sia successo perché ho capito che il lato più importante di questa docufiction è la gioia dei tre ragazzi salvati. Ho confrontato il destino mio rispetto a quello degli altri tre e ne ho tratto una grande felicità per me perché hanno incontrato persone buone che si sono sacrificate, che hanno rischiato moltissimo per salvare dei bambini ebrei. È stata una ricchezza che io purtroppo non ho avuto nella mia vita. Sono dovuta diventare così vecchia per guardare questo docufilm con uno spirito completamente libero, dimenticandomi del male atroce che ho visto per previlegiare una volta di più il bene”.

Tullio Foà ha continuato: “Noi napoletani abbiamo avuto la fortuna che grazie ai partigiani, agli “scugnizzi” e alle “scuglizze” Napoli si è liberata presto da sola. Noi campani siamo il primo paese al mondo che si è liberato dal dominio tedesco e dai fascisti senza l’aiuto di nessun esercito perché quando sono arrivati gli Alleati Napoli era libera e questo va detto sempre! Il giorno più bello per me è stato quando hanno riaperto le scuole e mentre alle elementari entravo dal cancello secondario alla scuola pubblica sono entrato dal cancello principale, ero molto emozionato e ho capito due cose: che avevo riacquistato la mia libertà e soprattutto la mia dignità!

"Ora è molto importante continuare a raccontare queste storie", ha spiegato Lia Levi, "la memoria non è ricordo è logorazione. Molte cose sono scaturite dal fatto che finalmente dallo Stato italiano sono state riconosciute le colpe dell’Italia. Sulla memoria si lavora e questo può aiutare la società che in questo momento non brilla per “simpatie” umane”.

Massimo Poggio che nella docufiction interpreta il padre di Liliana Segre su questo compito ha dichiarato: “Interpretare un ruolo così drammatico e delicato mi mette molto in crisi perché la paura è quella di non dare una ricostruzione fedele di quello che è stato. Non ho avuto contatti con Liliana Segre durante la lavorazione, non ho avuto, quindi, modo di confrontarmi con lei su quello che era stato suo padre. Ho cercato di “usare” il mio essere padre per metterlo al servizio di questa storia”.

Massimiliano Gallo ha interpretato, invece, il Commissario Pace: “Personaggi come il mio dimostrano che le persone possono fare tanto. La domanda che ci dobbiamo fare in questi momenti è “perché tanta gente ha girato la testa dall’altra parte?”. Non sono solo gli assassini materiali ma anche tutti quelli che hanno fatto finta di non vedere a essere carnefici. Il Commissario Pace nel suo piccolo riesce a fare una cosa enorme facendo finta di non sapere dove abitavano Tullio Foà e sua madre”.

Patrizio Rispo nel ruolo del preside che aiutò Foà a far parte di una scuola “speciale” per bambini ebrei ha, poi, dichiarato: “Vorrei che non fosse un giorno della memoria ma che si incidesse con questi prodotti sul presente. Dobbiamo seminare questa indignazione, la capacità di ribellarsi a questi atteggiamenti. A me terrorizza di più non chi ha promulgato le leggi o le SS ma i piccoli personaggi che sono rimasti indifferenti. Solo la cultura e l’educazione ci possono elevare”.

21/01/2019, 17:55

Caterina Sabato