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Note di regia di "Diabolik sono Io"


Note di regia di
Alla fine degli anni ottanta, i martedì li passavo dalle sorelle Giussani. Allora ero un giovane filmmaker appassionato di fumetti e loro le autrici ed editrici di un fumetto cult, sinceramente innamorate del cinema. Passavamo serate intere a parlare. E fu durante una di quelle serate che casualmente venni a conoscenza del Tedesco, il misterioso disegnatore del numero uno di Diabolik che poi fece perdere le tracce di sé, per sempre. Di questo individuo non si conosceva nemmeno il nome, o meglio le Giussani non sapevano più come si chiamava. All’atto della ristampa dei primi numeri le due sorelle, insoddisfatte del risultato del primo albo, lo fecero ridisegnare da un altro disegnatore. La misteriosa storia del Tedesco è rimasta fino ad oggi dimenticata. Sarà una storia tra realtà e fantasia, tra Milano e Clerville, utilizzando anche interviste dell’epoca, con le testimonianze di chi c’era e di chi avrebbe voluto esserci, finti giornalisti e veri appassionati, con un utilizzo delle tavole originali di Diabolik realizzate appositamente dal disegnatore più innovativo della serie, Giuseppe Palumbo, ma soprattutto mettendo in scena il fantomatico disegnatore del primo numero, quel “Tedesco” che pare si chiamasse Zarcone. Neppure le Giussani avevano idea di chi fosse, sapevano solo che era un illustratore che aveva aiutato il marito di Angela a realizzare delle illustrazioni. Non aveva domicilio, non aveva telefono, passava lui dalla redazione per consegnare i disegni e prendere il pattuito. Per poi sparire. Per sempre. Le ricerche affidate per ben due volte a investigatori privati non diedero alcun risultato. Per questo ci siamo sentiti liberi di reinventare la storia dell’uomo che diede le fattezze a Diabolik. Lo stile tiene conto degli ingredienti con cui le Giussani plasmarono la personalità del loro anti eroe. Chiesero al Tedesco che Diabolik assomigliasse a Robert Taylor, ma come mi diceva Hugo Pratt, ogni disegnatore utilizza se stesso come modello e, come abbiamo saputo da chi lo ha incontrato, gli occhi del Re del Terrore sono esattamente quelli del disegnatore Zarcone. In quegli irripetibili anni le storie delle sorelle Giussani, puntando sulla novità di un anti eroe, imbrigliarono i lettori italiani con il loro immaginario, che ci intriga ancora oggi. Non è un caso che Diabolik nasca a Milano nel 1962 e che le artefici siano due giovani donne desiderose di costruirsi un futuro da sole: oggi le chiameremmo imprenditrici visionarie. Il documentario racconta una storia verosimile sulla nascita di un personaggio ancora molto seguito dai lettori e soprattutto dalle lettrici. La sede della casa editrice è da molti anni in via Boccaccio a Milano e da allora, a parte telefoni e computer, è rimasto tutto come allora.

Giancarlo Soldi