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gLOCAL FILM FEST 18 - Intervista a Beatrice Arnera


La giovane attrice di origini piemontesi è la prima a ottenere il Premio Prospettiva del festival


gLOCAL FILM FEST 18 - Intervista a Beatrice Arnera
Beatrice Arnera
Sarà la prima a ricevere il nuovo Premio Prospettiva del festival, destinato alle giovani promesse piemontesi del cinema. Lei ha lasciato giovanissima Acqui Terme per Roma, dove ha iniziato a lavorare: può raccontarci quel momento, e come è legata oggi ancora alla sua città natale?

È un onore e un immenso piacere ricevere questo premio nella regione dove sono nata. Io sono nata ad Acqui Terme, e mi sono spostata a vivere a Roma intorno ai tre anni, ma mio padre abita a Sezzadio, nella provincia di Alessandria.
Il Piemonte, e Sezzadio, è un luogo al quale sono profondamente legata, sia per mio padre, chiaramente, ma anche perchè è il guscio magico all'interno del quale ho trascorso le estati più meravigliose della mia infanzia e dove tutt'ora mi rifugio appena ho qualche giorno di pausa dal lavoro.
Roma, chiaramente oggi rappresenta la città che mi ospita, la città in cui vivo e lavoro, di cui sono egualmente innamorata per ragioni di natura diverse.

Ha dimostrato di saper cantare e ballare oltre a recitare: quale è stata la sua formazione? E quali i suoi modelli di riferimento?

Io sono profondamente convinta che per fare il nostro lavoro, è fondamentale quanto più possibile essere completi e con completi intendo avere la possibilità di spaziare in diverse discipline, come nel mio caso, dal canto lirico, ma anche pop, alla chitarra classica, alla danza, allo sport in diverse forme.
Ho coniato un neologismo tutto mio che trovo piuttosto accurato per definirmi: altrodidatta. Ho imparato sul campo, dagli altri, dalle personalità carismatiche e professionali con le quali ho avuto la fortuna di lavorare. Sulla musica -siamo onesti- "gioco in casa", mia madre è una cantante lirica e una chitarrista flamenchista, quindi in tutto quello che riguarda la musica lei è certamente stata il mio accudente Caronte; ho dei modelli di riferimento un po' bizzarri per la mia generazione, spazio da Edith Piaf a Giorgio Gaber, passando per Billie Ellish con la musica elettronica, all'operetta, senza mai farmi mancare la musica non cantata come Morricone o altri maestri.
Sono una curiosa, difficilmente riesco ad arrendermi all'idea di dare titoli e categorie ai generi, a me piace la musica, tutta. Per quanto riguarda il cinema e la recitazione in generale, sono una fan spettinata di Luca Marinelli, ma non posso non citare i miei due grandi amori Truffaut e Woody Allen, ma anche Walter Chiari; come volevasi dimostrare: "saltiamo di palo in frasca".

Cinema, corti per il web, teatro, tv: un curriculum molto vario il suo in così pochi anni di lavoro. Come si è mossa finora, come ha scelto i lavori in cui recitare?

Banalmente? Con l'entusiasmo, la curiosità e la voglia di conoscere, di imparare tutto, o quanto più possibile.

Al cinema finora pochi ruoli ma particolarmente incisivi: può darci un ricordo delle sue esperienze sul set nei vari film?

Al cinema finora pochi, ma buoni. Mah, onestamente, non saprei da dove cominciare, aneddoti e ricordi per ogni singolo set, ne avrei tanti per riempirne un catalogo in dodici volumi.
La verità è che ogni set, come ogni lavoro, conserva con sé l'ambiente, le persone che lo hanno composto e le situazioni simil-familiari nelle quali inevitabilmente ci si ritrova a vivere insieme, dopo tanto tempo di condivisione.
Certamente posso dire che il set di "Addio Fottuti Musi Verdi" con i The Jackal è stata una delle esperienze più esilaranti della mia vita, loro sono persone straordinarie e geniali e folli, ed è stato complicato mantere serietà e rigore durante le riprese, erano troppe le risate!

L'ultimo successo è Romolo+Giuly, una serie originale e innovativa: che esperienza è stata? Come si è inserita da piemontese in una storia così romana?

Piemontese, è vero. Anche se trapiantata a Roma, che come una mamma enorme mi ha accolta e mi ha fatto sentire anche un po' sua. Quando sono arrivata al provino per Romolo&Giuly non avevo idea di quanto fosse reale il dissidio interno fra Roma sud e Roma nord, su cui si incentra la trama della serie, ne ero completamente all'oscuro. Quindi ho dovuto fare un vero e proprio studio sulle "parioline" (le ragazze borghesi, bionde per definizione, occupanti la zona nord della capitale) e sulla controparte, Roma sud, nella nostra versione goliardicamente estremizzata, un mondo fatto di carbonare, canotte e culti smodati al limite della divinizzazione per Francesco Totti, unico e solo capitano.
Quindi, per tornare a rispondere a "come mi sono inserita", dirò molto bene, anche con delle primissime dfficoltà rispetto allo scoprire che un tema così sconosciuto per me, fosse in realtà cosi sentito e reale all'interno della citta di Roma.

Sta per tornare nel ruolo di Giuly: cosa dobbiamo aspettarci?

Ditene una... anche quella! :)

06/03/2019, 09:45

Carlo Griseri