Il regista
Roberto San Pietro con
Il vegetariano racconta il conflitto che affiora nello spirito di chi si trova in un instabile equilibrio tra due culture, la propria e quella del paese ospitante. Nel caso di questo film, è il giovane Krishna a vivere questa inquietudine d’animo. Trasferitosi in Italia dall’India quando era molto piccolo, cresce integrandosi con la nostra società ma rimanendo, tuttavia, estremamente legato al retaggio culturale del suo paese di provenienza.
Il vegetariano prende ispirazione per la sua narrazione dalla forte presenza indiana nella campagna emiliana. Da questo contesto sociale nasce quindi l’idea di raccontare ciò che molti dei componenti di questa comunità hanno passato e stanno passando dopo essersi trasferiti in Italia.
Attraverso una trama dalla struttura tradizionale, il film delinea la personalità del protagonista, Krishna, mettendo l’accento sul alcuni degli elementi più importanti della cultura indiana (in special modo il concetto della reincarnazione e il principio che ne consegue della sacralità della vita di ogni essere vivente) e su come questi si pongano in contrasto con il patrimonio culturale occidentale. L’opposizione spirituale vissuta da Krishna viene enfatizzata dal regista affiancando alla figura del protagonista una serie di altri personaggi che stanno affrontando, ciascuno a modo proprio, la stessa situazione. Infatti, se alcuni sono totalmente devoti all’identità che gli deriva dalla loro terra natia rifiutando qualunque forma di integrazione mentre altri si trovano nella posizione opposta, Krishna è schiacciato tra questi due mondi e, incapace di farli coesistere in armonia, andrà incontro ad un tragico epilogo.
Il film riesce a spiegare con semplicità ed efficacia i tratti più importanti su cui la filosofia indiana si erige e, con altrettanta semplicità ed efficacia, dipinge il dilemma interiore che travolge l’animo di Krishna. La struttura della trama, come ho anticipato, non è particolarmente originale ma la visione della pellicola risulta scorrevole e molto piacevole. La storia mantiene un buon livello di tensione, rendendo facile seguirne gli sviluppi e comprenderne il significato.
Il vegetariano è inoltre capace di suscitare nel pubblico un certo fascino nei confronti della cultura indiana, inducendo così anche a riflettere e ad adottare nuovi punti di vista su temi dal profondo valore spirituale.
03/04/2019, 09:00
Gabriele Nunziati