Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Nove e Novantanove"


Note di regia di
La propensione alla ricerca di un un punto di vista, di un “posto nel mondo”, un punto dove osservare la scena, i personaggi segue l’evolversi della tensione drammatica. Tramite una preparazione meticolosa c’è la volontà di “inserire” la macchina da presa, come è già evidente nella prima inquadratura (la soggettiva
dell’oblò della lavasciuga), nei “luoghi della scena”, cercando di portare lo spettatore all’interno della storia, anche lui, probabilmente, alla ricerca di un “proprio posto”.
Nondimeno il cortometraggio avrà, nonostante tematiche “autoriali” e un per una parte una ritmo quasi teatrale, le caratteristiche del “film di genere”. Non mancheranno le note della commedia, del grottesco - in fondo si tratta di “eroi” goffi ed egoisti - e momenti di azione assolutamente consoni. L’estetica, nella composizione dei quadri, non sarà armonica e morbida ma sempre più geometrica, spigolosa, come la Storia degli “umili”, impietosa. Sarà l’impegno degli attori nel far vivere questi personaggi a suscitare empatia nel pubblico, ma nessuna “dolcezza” nella messa in scena. Noi, lo spettatore,
la macchina da presa, siamo li “per caso”, al momento “sbagliato” nel posto “giusto”. Le vite di questi personaggi (come quelle di moltissimi) passano senza che nessuno se ne accorga, se ne preoccupi. I movimenti saranno pochi, quando possibile funzionali e diegetici, come gli stessi punti macchina.
Questo cortometraggio non vuole essere un faro puntato su “un problema”, non vuole essere uno sguardo retorico sulle vite ai margini della società, ma il racconto di un umanità che merita
di “essere” vista, anche se da lontano, anche se per pochi attimi.
Dal tramonto all’alba. La notte è fondamentale in questo piccolo racconto dove “le guide”, gli adulti, i padri sembrano persi. L’oscurità è interrotta ma da fredde luci artificiali che più che illuminare, illudono o minacciano.
Ad una fondamentale mancanza di comunicazione tra i personaggi, ad una loro incolmabile distanza, talvolta anche fisica, seguirà dunque anche una distanza di piani. La macchina da presa si avvicinerà con discrezione, con diffidenza ai soggetti inquadrati e, allo stesso modo, li lascerà andare quando questi avranno compiuto i loro destini…

Lorenzo J. Nobile