Fondazione Fare Cinema
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Note di regia di "Andrà tutto Bene"


Note di regia di
Un paio di anni fa, insieme ai miei colleghi dell’ORCHESTRACCIA, abbiamo avuto l’occasione di suonare con una band, alla festa della musica nella Casa Circondariale di Rebibbia. Con molto rispetto e un po’ di soggezione, abbiamo atteso fuori dall'ingresso e siamo entrati nell'intima condizione di chi vive in un limbo di vita che è difficile anche solo provare a immaginare. Siamo stati "dentro", per qualche ora, con persone che non sta a me giudicare. Persone che hanno commesso degli errori e che stanno pagando con la privazione della libertà. Abbiamo cantato insieme ai detenuti canzoni della tradizione popolare romana, mentre gli agenti di polizia penitenziaria tenevano il ritmo, quasi senza farsi vedere, battendo un piede a terra o muovendo la testa a tempo di musica. Risultato: siamo andati tutti da un’altra parte per un po’. E si è fermato il tempo. O forse abbiamo restituito dignità al tempo, quel tempo che a Rebibbia ti viene tolto e congelato, quando entri, e che riprende a scorrere solo quando esci. Ho capito cosa si intende per PENA da scontare. La pena è una ferita inflitta, che fa male, che fa letteralmente stare in PENA chi la subisce. Non so quanto la ferita di una condanna per un detenuto sia utile alla redenzione, quanto l’isolamento sia una porta verso il reintegro sociale. Di certo, purtroppo, le carceri sono piene di povera gente che, disperata era prima di entrare, disperata vive lì dentro e disperata continua a vivere quando esce. E qualunque sia la colpa o il ruolo, la vita di chi è costretto là dentro merita prima di tutto rispetto. Rispetto meritano i detenuti e rispetto meritano gli agenti di polizia penitenziaria e tutto il personale che lavorano nelle carceri. Il problema non sono le persone, ma il sistema. Proprio come fuori dal carcere, in un paese le persone non sono il problema. Il problema sta più in alto, non si vede, eppure determina quello che siamo, purtroppo, anche malgrado noi.
Il carcere non è altro che una lente di ingrandimento, una bolla di tempo, un concentrato di tutto questo, in un determinato luogo, in un determinato tempo, dove sembra essere sempre tutto uguale e non passare mai.

Luca Angeletti