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LA MIA BANDA SUONA IL POP - Il Bello e il Trash degli anni 80


Il nuovo film di Fausto Brizzi, prodotto da Luca Barbareschi, racconta la reunion di un gruppo musicale degli anni 80. Dalla nostalgia all'avventura per finire nelle pacchiane ricchezze di San Pietroburgo. Con Christian De Sica, Massimo Ghini, Angela Finocchiaro, Paolo Rossi e Diego Abatantuono. In sala con medusa da giovedì 20 marzo.


LA MIA BANDA SUONA IL POP - Il Bello e il Trash degli anni 80
"La mia banda suona il Pop" di Fausto Brizzi
Sempre più prolifico l’incontro tra Fausto Brizzi e Luca Barbareschi. Per il produttore della Eliseo Cinema, dopo "J’accuse" di Roman Polansky, arriva "La mia banda suona il pop", scritto (con Martani, Falcone e Bardani) e diretto dal regista romano.

Christian De Sica e soci erano, nei lontani e confusi anni 80, un gruppo musicale sulla cresta dell’onda grazie ad alcuni pezzi orecchiabili. Ora, dopo quasi 40 anni e malgrado un odio reciproco che soltanto dei cantanti possono provare, sono costretti dagli eventi, e dalle tasche vuote, a tornare ad esibirsi insieme.

La storia all’inizio sembra adattarsi ai temi della nostalgia, del ricordo dei tempi belli anche se un po’ trash. Ma a metà film arriva la svolta action che purtroppo non è abbastanza approfondita nella scrittura, sin dal pretesto di sostituirsi ai ladri veri proseguendo con il furto molto poco credibile nella scrittura e nella messa in scena… ma si sa, è un film (o una favola).

"La mia banda suona il pop" però, riesce a strappare qualche risata, sia dal solito De Sica sia da alcune situazioni in cui il livello scende volutamente così in basso da suscitare un sorriso, forse d’imbarazzo, ma va detto, che vale lo stesso.
Senza stupidi giudizi “dall’alto”, si può dire che il film di Brizzi potrebbe essere un buon prodotto commerciale, ma la scrittura (ci si sono messi in quattro…) è veramente poca cosa. Un po’ di originalità, come quella della prima metà, avrebbe giovato alla riuscita generale del film che nella parte girata in Russia sembra scritta a tirar via, solo per arrivare a pagina cento della sceneggiatura e a un epilogo fin troppo telefonato.

19/02/2020, 09:00

Stefano Amadio