Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia di "Tutto il giorno davanti"


Note di regia di
Ogni giorno migliaia di persone attraversano interi paesi alla ricerca di un riscatto. Sono uomini, donne e bambini, che spesso scappano da guerre, fame, disperazione, deserti, malattie senza rimedi, nella speranza ostinata di trovare una vita migliore. Lo fanno con mezzi di fortuna, improbabili, affrontando alle frontiere indicibili sofferenze, umiliazioni e torture. Condannati a non avere altra scelta, sfidano tempeste e naufragi con gommoni e barconi con il fondo marcio, non hanno paura di niente, neanche di morire perché ciò da cui scappano è molto peggio della morte. Per fortuna esistono ancora persone di buon senso, magnifiche e silenziose, che a testa bassa si ostinano a dare una mano a questa moltitudine di ultimi arrivati. A queste persone che ogni giorno lavorano nell’ombra, in silenzio, volevo gridare un sentito grazie mettendoli al centro di un racconto. Mi sono messo alla ricerca di uno spunto e l’ho trovato leggendo un’intervista che il quotidiano la Repubblica titolava “Prendo in affido i migranti minorenni sono i miei 480 figli”. Mi si è acceso subito un forte interesse che mi ha portato a conoscere Agnese Ciulla, la “Grande Madre” come tutti la chiamavano a Palermo. In un mondo che si sta chiudendo a riccio, in difesa, Agnese Ciulla, insieme alla città di Palermo, apre le braccia e accoglie. Accoglie minori stranieri non accompagnati che hanno già perso tutto quello che alla loro età potevano perdere. Arrivano sulla banchina del porto, disorientati, senza documenti, senza bagaglio, senza una prospettiva. Sono vivi e basta. Condiviso il progetto con il produttore Angelo Barbagallo e avuto il benestare da Rai Fiction, con la sceneggiatrice Federica Pontremoli abbiamo cominciato ad ipotizzare la veste da dare al film. Le suggestioni erano tante e le ipotesi le più svariate. Passiamo giorni a discutere, poi arriva l’idea che non ci ha fatto più tornare indietro: concentrare tutto - visioni, sbarchi, sedute comunali, incontri istituzionali, Protocollo, Tribunale dei Minori, liti familiari, conflitti con i figli, feste di compleanno – in un solo giorno. Un giorno pieno di turbolenze e di vita. Questa storia ha poi trovato nel “bellissimo caos” di Palermo la sua inevitabile ambientazione e non poteva che essere così. Lì era nata e lì l’abbiamo girata, una storia vera girata dal vero, con attori protagonisti siciliani e ragazzi extracomunitari, provenienti da diversi paesi africani, scelti per strada, nei locali e nelle comunità di ritrovo con l’aiuto dell’ottimo street casting Maurilio Mangano. Ed è stato meraviglioso constatare come la città dell’accoglienza tenti di far germogliare una possibile nuova umana civiltà con il lasciarsi andare alle risorse della contaminazione e della promiscuità con gli stranieri, trovando una fotogenia diversa, fantastica, non coincidente con l’immaginario legato a Palermo. Questa disposizione a un’accoglienza civile e responsabile, promossa da Agnese e dalla sua città, che l’ha voluta Assessore alle Politiche Sociali per qualche tempo, per attutire e compensare i traumi micidiali cui sono sottoposti tutti gli stranieri che intraprendono un viaggio che li porti in occidente, ci è sembrata un’occasione da non perdere per raccontare una storia che avesse al suo centro, come perno centrale, la testimonianza dell’ascolto. L’ascolto dell’altro, dello sconosciuto, dello straniero. Perché è solo in una prospettiva di ascolto e di accoglienza, guardando negli occhi ogni singola persona e specchiandosi nei suoi bisogni, che si può vedere, prima ancora di capirlo, il mondo.

Luciano Manuzzi