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Note di regia di "Hangry Butterflies - #La Rinascita delle Farfalle"


Note di regia di
Hangry Butterflies è la storia di un gruppo di ragazze che soffrono di disturbi alimentari che si incontrano per la prima volta. E’ la storia di queste ragazze prese singolarmente ed è la storia del loro rapporto col cibo. E’ la storia del loro profilo alimentare ed è anche la mia storia. E, alla fine, solo alla fine, è un documentario sui disturbi del comportamento alimentare. Quando ho deciso di raccontare tutte queste storie, l’ho fatto principalmente per tre motivi. Il primo è che queste storie sono arrivate a me da sole, senza che io le andassi a cercare e lo hanno fatto con una potenza tale da non lasciarmi altra scelta se non ascoltarle e raccontarle. La storia della community Instagram #larinascitadellefarfalle è una bella storia, una storia di amicizia, di adolescenza, di riscatto, di speranza. Una storia particolare e universale insieme. Il secondo motivo è che, dei tanti documentari che ho visto sull’anoressia e sulla bulimia, non ne ho trovato nessuno che non mi lasciasse con l’amaro in bocca, con un senso di sconfitta, di dolore, di morte. Mi sono chiesta: si può realizzare un racconto di speranza, di forza, di bellezza su temi come questi? Un racconto che possa andare nelle scuole, nei circoli sportivi, negli ospedali e che possa informare ma anche dare speranza? Un racconto che lasci chi lo guarda col sorriso? Il terzo motivo riguarda la componente estetica delle opere sull’argomento. Mi ha sempre lasciata perplessa l’estetizzazione dell’anoressia in molte opere o, al contrario, la scelta di enfatizzarne la bruttezza, in un’ottica quasi pornografica e poco adatta agli adolescenti. Un’ottica che tende ad oggettivizzare e allontanare, a far dire a chi guarda: io non sono quella cosa lì. Con Hangry Butterflies ho scelto di raccontare la guarigione prima della malattia, il gruppo prima del singolo, il cibo prima della sua assenza. Ho scelto di intrecciare più registri per portare avanti più racconti paralleli, che a volte si accostano e a volte si racchiudono uno dentro l’altro, in un gioco di scatole cinesi. Il racconto del giorno dell’incontro a Firenze è fatto in puro stile reportage, con la camera a spalla che segue i movimenti delle ragazze senza mai di fatto invaderle, quasi annullando la sua presenza se non nel momento del “cerchio” in cui sono le ragazze stesse a raccontarsi palesemente alla telecamera. Le interviste singole, invece, sono state realizzate con uno stile classico, statico e luci ben curate, con una dominante rosa-lilla che è il colore della lotta ai disturbi del comportamento alimentare. Al centro del racconto, l’unica storia di una ragazza del gruppo ancora ricoverata, che non può essere presente all’incontro. La sua storia è l’unica che si differenzia dalle altre perché il suo dialogo non avviene a Firenze con le altre ragazze ma con uno chef che va a trovarla in ospedale e che cucina per lei. L’elemento che ricorre anche in questa storia e che fa da trait d’union con tutte le altre è proprio il cibo, co-protagonista del racconto. Il cibo inquadrato in zenitale come in un programma di cucina, con i colori sgargianti dei filtri Instagram, a richiamare le foto social ma anche a stabilire una relazione diretta con ognuna delle ragazze, a rappresentare il punto del percorso. Infine, la presenza di Giulia Anania, cantante e cantautrice le cui canzoni popolano il film. Ho scelto di ampliare il suo ruolo facendola diventare una sorta di bardo, un elfo che gira per le strade di Roma cantando serenate che, si capirà alla fine, sono dedicate a questo gruppo di cui anche lei fa parte. Giulia si riprende da sola con uno smartphone, mescolando e contaminando ulteriormente e aggiungendo un ulteriore registro al racconto. Come in una frase piena di coordinate e subordinate ma con una punteggiatura adeguata, Hangry Butterflies è stato pensato e realizzato per raccontare, informare e prevenire ma soprattutto per emozionare e non annoiare un pubblico non solo di adolescenti ma di tutte le età, anagrafiche e di spirito.

Maruska Albertazzi