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Note di regia di "Per Lucio"


Note di regia di
Raccontare Lucio Dalla è un desiderio antico, un progetto maturato nel tempo. Già da bambino ascoltavo e riascoltavo le sue canzoni sul giradischi di mio padre. Nacque una grande passione per la sua musica, il suo mondo e le sue parole che hanno abbracciato un’epoca entrando a far parte dell’immaginario pubblico e privato degli italiani, amate dai potenti e dai nullatenenti, dagli uomini e dalle donne. Un amore rinnovato nel corso degli anni che mi ha portato ad incontrarlo personalmente in occasione della presentazione de La bocca del lupo a Bologna. Già prima della sua morte mi ero ripromesso di realizzare un film che, attraverso le sue canzoni e la sua vicenda umana e artistica, raccontasse la storia di Italia. Da questa promessa lungamente custodita nasce Per Lucio. Il mio obiettivo nel realizzare questo film, scritto a quattro mani con Marcello Anselmo, non è stato quello di restituire un ritratto puntuale del cantante e nemmeno di celebrarlo. Ho scelto di rievocare la carriera cangiante, la personalità anarchica e il geniale talento attraverso la voce del suo impresario Tobia e del filosofo Stefano Bonaga, suo amico di infanzia. Persone che l’hanno conosciuto prima di tutto come uomo e poi come artista e che dunque ce ne offrono un ritratto più intimo e quotidiano. Le loro testimonianze si muovono all’interno di uno scenario costituito dalle immagini di archivi pubblici, privati e amatoriali che riportano alla luce l’avventura di Dalla e le sue molte vite: dal faticoso esordio, l’entusiasmo per la prima ascesa al successo, alla fortunata collaborazione con il poeta Roberto Roversi, fino alla fase più matura, avvenuta dopo l’allontanamento da Roversi, nella quale Lucio si consacra come autore colto e popolare.

Per dare corpo alla canzone Il parco della luna ho utilizzato anche materiali inediti del mio film La bocca del lupo, seguendo la pratica a me cara del riuso delle immagini. Nella narrazione ho assegnato un ruolo centrale ad alcuni capolavori nati dal sodalizio tra Dalla e Roversi. Ho sempre nutrito una profonda ammirazione per Roversi, intellettuale rigoroso e originalissimo, figura di riferimento imprescindibile nel panorama culturale italiano. L’incontro con Dalla ha offerto al grande poeta bolognese la possibilità di comunicare e portare la propria poesia a un pubblico più ampio e popolare, smarcandosi dalle regole della grande industria culturale. Grazie a Roversi, Dalla scopre una nuova profondità nell’utilizzo della parola, soddisfa il proprio bisogno di stare dentro alle cose della politica e del mondo e canta per la prima volta di emigrazione, di inquinamento, di guerra. Quello che mi ha sempre colpito dei testi e delle musiche di Dalla è la loro forza cinematografica e lo sguardo lucido e ironico sull’Italia che si trasforma; la capacità di anticipare le dinamiche di un paese che diventa moderno attraversando le inevitabili contraddizioni. Una visione artistica che parte dalla consapevolezza dell’esclusione, dall’empatia con coloro che si muovono nel quotidiano e portano avanti la storia senza saperlo. Ed è per questo che per ricostruire, ma anche espandere, l’immaginario sociale e storico della narrazione di Dalla, alle immagini che rievocano la vita del cantante ho innestato materiale di repertorio che ripercorre la storia del Paese dal dopoguerra alla caduta del muro di Berlino. Seguendo il tessuto narrativo delle liriche di Lucio Dalla ho tentato di scoprire e dissotterrare l’Italia controversa, caotica e passionale a cavallo tra la guerra, lasciatasi definitivamente alle spalle un paio di decenni prima, il boom economico e il cambiamento, e il trambusto e vitalità degli anni ‘60 e ‘70. E poi il futuro, la velocità, il cambiamento che si compie nell’ultimo decennio del Secolo Breve. Ho lasciato che riaffiorassero da pellicole dimenticate le storie degli emarginati che tanto stanno a cuore a Dalla, alternate a quelle più leggere e ironiche che tanto bene rispecchiano l’animo profondo del nostro Paese, tra tragico e comico.

Pietro Marcello