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RICERCA - Scuole di cinema e diversity


RICERCA - Scuole di cinema e diversity
Le misure intraprese dall'Academy e dal British Film Institute sono forse le uniche che abbiano traghettato il cinema verso rappresen- tazioni più realistiche della pluralità del genere umano. Ma quali altre misure si possono adottare per favorire il pluralismo anche nel nostro cinema, nel contesto italiano? È la domanda che si è posta la critica e ricercatrice indipendente Chiara Zanini, che ha presentato una propria ricerca al convegno internazionale del Dams di Roma Tre, che aveva come titolo Migrations, Citizenships, Inclusivity. Narratives of Plural Italy, between Imaginary and Diversity Politics.

"Perché l'ambiente del cinema è così maschio e così bianco?", chiede Zanini. "Sono partita dall’inizio della storia, ossia dalle scuole e dalle accademie di cinema dove si studia per diventare professionisti/e di quest’arte. L’ho fatto perché spesso i/le docenti sono anche cineaste/i, e la loro filmografia, il loro sguardo, il loro rapporto quotidiano con gli/le alunni/e possono ispirare le nuove generazioni, favorendo un rinnovamento necessario al nostro cinema. Se frequentiamo ambienti che favoriscono il pluralismo ci sentiamo tutti/e e più libere/i di creare, più accolte/i e incoraggiate/i. Se invece i docenti a scuola sono tutti maschi e tutti bianchi è più difficile che si realizzi un discorso plurale dal quale tutti/e possano dire di sentirsi rappresentat/e. Per alcuni è 'dittatura del comportamento corretto', ma non a caso non sono mai neri/e, latini, queer o persone con disabilità a dirlo. E di solito non sono donne o comunque non sono registe, ma individui che - peraltro senza alcun motivo realistico - temono di perdere i propri privilegi.” La ricerca si è svolta tramite l’invio a scuole e accademie di un questionario anonimo. La ricercatrice ha rivolto queste domande: quanti docenti insegnano complessivamente nella Scuola o Accademia? Quanti docenti sono donne? Quanti docenti si autodefiniscono come persone non binarie? Quanti docenti della Scuola hanno un background migratorio (migranti o italiani di seconda generazione o cittadini al momento privi di cittadinanza italiana? Ad oggi sono state prodotte ricerche sulle disuguaglianze di genere, ma nessuna sulla presenza di cineaste/i dal background migratorio o non binary. In termini numerici, su 80 scuole contattate, solo 18 hanno compilato il questionario, alcune delle quali solo dopo la rassicurazione che nessuno avrebbe potuto risalire in alcun modo alle situazioni specifiche. Su un totale complessivo di 596 docenti delle 18 scuole e accademie di cinema italiane che hanno compilato il questionario anonimo, 174 sono donne, 1 si dichiara non binary e 16 sono migranti o italiani/e di seconda generazione o cittadini/e al momento privi/e di cittadinanza italiana.

"Una ricerca con così pochi dati non può avere valore scientifico" - riconosce Zanini - "ma fornisce alcune informazioni che non avremmo ottenuto confrontandoci a viso aperto con le direzioni delle strutture coinvolte. E ipotizzo una ragione del silenzio dei più: rivolgere queste domande significa toccare un nervo scoperto e parlare di fenomeni di esclusione di fatto, che come abbiamo visto in tempi recenti, soprattutto in politica, non vengono mai ‘confessati’ da chi li genera. Se Zero, la serie Netflix con protagonisti molti attori e attrici afroitaliani/e, sta avendo un così grande riscontro è perché finora gli/le afrodiscendenti non hanno quasi mai un ruolo da protagonisti/e nel nostro cinema e nella nostra tv. E, voglio sottolinearlo, nemmeno negli studi di cinema. Le richieste della campagna #CambieRai devono essere assolutamente accolte. Rispetto a questa mia piccola ricerca, aggiungo che in un monitoraggio i numeri non sono tutto, e che bisogna accompagnare il ragionamento dall’ascolto dell’esperienza altrui. Proprio per questo spero che in futuro ci sia la possibilità di far avanzare la mia ricerca, magari tramite interviste, specialmente per quanto riguarda il percorso formativo di cineaste/i di seconda generazione, privi/e di cittadinanza e migranti. Il cambiamento deve avvenire in ogni ambiente, e il mondo del cinema non è innocente."

Una presentazione della ricerca è disponibile a questo link.

10/05/2021, 08:25