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FOREIGN OFFICE - "Madre" di Bong Joon-ho


Il film del 2009 del regista Bong Joon-ho, premio Oscar per “Parasite”, è arrivato dopo 12 anni finalmente in Italia e il 1° luglio sarà nelle nostre sale, distribuito da P.F.A. Films e Emme Cinematografica.


FOREIGN OFFICE -
"Mother" di Bong Joon-ho al cinema dal 1° luglio
Può mai essere libera una madre, quando ha una responsabilità così grande? Non tanto quella di dare alla luce l'umanità che ci circonda, quanto la responsabilità di questa creatura che poi dovrà crescere, educare alla vita, prepararla come meglio può a questo mondo, agli altri, con cui inevitabilmente avrà a che fare. Una madre ti segna per tutta la vita, inevitabilmente. Che si abbia o no, che sia buona o cattiva, assente o presente, lascerà una traccia indelebile dentro ognuno di noi.

La protagonista assoluta ed indiscussa del film è proprio questa madre, inesorabile, interpretata dalla bravissima Kim Hye-ja, che ci regala una performance indimenticabile.

"Madre" è una donna sola, che si mantiene a stento, con un figlio ingestibile con un evidente ritardo mentale, Do-joon, a cui deve badare costantemente. Un giorno una studentessa viene trovata morta e Do-joon viene accusato dell’omicidio. La polizia è molto sbrigativa nel chiudere il caso così la donna, non potendo permettersi un avvocato decente, convinta dell’innocenza del figlio che è la sua unica ragione di vita, comincia un’indagine privata alla ricerca di prove che lo scagionino.
Madre è sicuramente un thriller superlativo, pieno di tensione e continui colpi di scena, che portano lo spettatore a dare per scontato l’imprevedibile e a prevedere l’impossibile.
Ma sarebbe davvero limitante classificare questo film in un solo genere. Come sempre il regista apre mille finestre su altrettante tematiche sociali che sarebbe interessante approfondire.

È un film che parla di lotta di classe e d'amore: la classe sociale che condanna a una vita di privazioni, e l’amore incondizionato, a volte ottuso fino a diventare dannoso, che cerca di superarla, che scavalla il sentimento e diventa ossessione, voglia di farcela, di vincere, per prendere quello che non ci è stato dato per nascita, riprenderlo contro ogni logica, oltrepassando ogni limite.
È un film sulla colpa: nessuno è totalmente innocente, sono tutti in qualche maniera colpevoli, a volte loro malgrado, conniventi con un sistema che agiscono o che finiscono per subire.

Questa madre che inizia ad investigare, sfidando le piogge torrenziali che si abbattono immancabilmente nei film di Joon-ho, diventa, in qualche maniera paradossale, un’eroina. La sua ricerca aprirà un vaso di Pandora sulla società che la circonda, mostrandone tutte le bassezze e le nefandezze, la noncuranza, il costante abuso di potere da parte di chi lo ha, che lo esercita ben volentieri e senza nessuno scrupolo appena ne ha occasione. A cominciare dalla padrona del negozio di erbe mediche che gestisce la madre, dai ricchi che investono il figlio e scappano, incuranti delle conseguenze, perché non ne avranno, dalla polizia sciatta e sempre dalla parte del potere, alla ragazza morta, povera e sola, che si vende per una manciata di riso a una serie ignobile di uomini di tutte le età ed estrazione sociale, all'assenza di qualsiasi tutela legale e sociale per le classi disagiate. Una vita infernale, da dimenticare. Magari con un colpetto ben assestato di agopuntura praticata abusivamente.
Madre è un film straziante, che ti entra dentro: uno di quei film a cui pensi e ripensi per giorni, uno di quei film di cui vuoi parlare con la tua analista.
“Volevo fare un film che scavasse in profondità” dice Bong Joon-ho. E come sempre ci è riuscito.

13/06/2021, 13:02

Beatrice Tomassetti