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VENEZIA 78 - "Il Palazzo", storie di vite che si incontrano


VENEZIA 78 -
Il Palazzo, della regista Federica Di Giacomo, è la storia di vite che si rincontrano, in un presente che si mescola con improvvisa irruenza ad un passato che non è mai davvero passato, ma è piuttosto una macchia indelebile che tinge anche il futuro.

Come si può facilmente evincere dal titolo, il perno attorno al quale la vicenda narrata si dipana è proprio un palazzo. Non un palazzo qualsiasi però. È un’entità pulsante che attrae come in un vortice i suoi frequentatori, irrorando le loro vene artistiche di un sentimento di passione e di speranza, uno spazio che si rivela essere un luogo di contraddizioni, in cui la realtà si rifugia nell’assurdo.

È all’interno di questa costruzione nel cuore di Roma che la regista Di Giacomo, molti anni fa, era solita ritrovarsi insieme ad altri coetanei dallo spirito romantico per dar sfogo al proprio estro sotto la guida del regista Mauro. Era stata la figura carismatica di questo giovane geniale che li aveva attratti e conviti a trasformare l’intero palazzo in un set cinematografico, con l’obiettivo di portare alla luce la visione che lui aveva in mente.

Tuttavia, Mauro e il proprietario Rocco rimasero col tempo del tutto irretiti tra quei muri ammaliatori ed opprimenti, dove la creatività che vi germogliava e cresceva finiva per essere schiacciata dal suo steso peso, destinandoli all’inconcludenza.
Ciò che segna l’inizio del film è la fine, la fine della vita di Mauro, la ragione per cui gli amici si radunano una volta ancora sulla terrazza del Palazzo.

Il lutto è un elemento essenziale da tenere a mente, il motore propulsivo dell’azione e dei pensieri dei protagonisti della pellicola. La morte è infatti il sottotesto dietro alle tribolazioni del loro animo e alle preoccupazioni più intime, anche quando le loro labbra la parola “morte” non la menzionano.
Con la dipartita di Mauro, oltre all’incompiutezza del progetto, diventa chiaro che incompiuta è, in un certo senso, anche la vita reale dei suoi personaggi, fra sogni infranti e desideri mutilati.

Il Palazzo è una sorta di microcosmo all’interno del quale si riproducono in maniera amplificata e più teatrale le dinamiche che al di fuori di quell’edificio coinvolgono ciascuno di noi. Con la telecamera che si addentra nei pensieri di alcuni di loro, lo spaesamento che provano da questa ricerca di senso e di completezza rompe lo schermo e colpisce senza mezzi termini chi guarda, suscitando da una parte compassione e dall’altra una inquieta sensazione di familiarità.

Il Palazzo, sebbene alleggerito da punte di ironia e da personaggi fortemente caratteristici e a tratti comici, è un film impegnativo da digerire. È tanto “semplice” nella struttura narrativa quanto articolato nell’elaborazione concettuale, ricco di spunti di riflessioni che giocane su molteplici piani diversi ma intrecciati tra loro.

07/09/2021, 07:00

Gabriele Nunziati