Note di regia di "Il Bambino Nascosto"


Note di regia di
E’ una storia che si svolge a Napoli, in pochi metri quadrati, quelli dell’appartamento in cui un maestro di pianoforte tiene nascosto un bambino che non conosce. Pochi metri in cui si misura il senso profondo della vita e la possibilità di amare e di essere amati.
Il bambino è figlio di un camorrista e, come accade quando l’infanzia è negata, ignora l’alfabeto dei sentimenti.
Sulla camorra abbiamo l’impressione di aver già visto tutto, ma forse nella prospettiva offerta dal film c’è lo spiraglio di una visione dal di dentro, che esplora la zona intima dove collidono i codici del crimine e quelli degli affetti, e dove si combinano dunque il mostruoso e l’umano.
Il maestro di pianoforte è un uomo silenzioso, colto, solitario. Un uomo di passioni nascoste, segrete. La musica è il suo demone, la sua misura. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di un bambino difficile, di un ribelle. Una partita rischiosa in cui, dopo una iniziale esitazione, si getterà senza remore.
Alla fine, come tutte le vere storie d’amore, anche quella col bambino è difficile ma non impossibile, una storia di filiazione o di paternità in cui trovare il senso di una vita.
E’ una storia che ho affidato a un attore “dell’anima” come Silvio Orlando, affiancato dal bambino di grande talento, Giuseppe Pirozzi.
Ora che il film è finito posso dire anch’io, come Truffaut, che girare con i bambini “è una grande tentazione prima, un grande panico durante, un’immensa soddisfazione dopo”.

Roberto Andò