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FCE LECCE 22 - San Nicola, il santo glocal


"Nicola. Cozze, Kebab & Coca Cola" di Antonio Palumbo, presentato a Lecce, cerca di seguire le tracce storiche che hanno creato il mito del Santo barese fino alla figura di Babbo Natale


FCE LECCE 22 - San Nicola, il santo glocal
"Nicola. Cozze, Kebab & Coca Cola"
San Nicola è il santo più venerato al mondo. Chi non lo sapeva lo scopre ora, vedendo il film documentario "Nicola. Cozze, Kebab & Coca Cola" scritto e diretto da Antonio Palumbo e prodotto dalla Oz Film di Francesco Lopez, incentrato sulla figura del famoso santo, nonché protettore della città di Bari.
Il regista con un escamotage di meta cinema, come un Indiana Jones nostrano, si costringe a espatriare, ad uscire da Bari per cercare reliquie di San Nicola in varie parti del globo: oltre ai baresi infatti altre nazioni si sono impadronite di parti del corpo del santo.

Antonio Palumbo ha impiegato quasi dieci anni per girare questo film e ora grazie a una grande caparbietà e al sostegno di Apulia film commission, Fidanza Sistemi e un il crowfunding con la piattaforma Indiegogo, alla riapertura dei festival e delle sale cinematografiche, finalmente il suo progetto arriva finalmente al pubblico.
San Nicola è un santo particolare: non risolve i problemi così tout court, ma aiuta le persone a risolverli. Così guida il regista nel film, apparendogli nei momenti più opportuni, munito di biglietto per la prossima tappa del suo viaggio.

Molte leggende ruotano attorno alla figura del santo e delle sue origini.
Pare che un gruppo di marinai baresi siano arrivati a Myra in Turchia per rubarne le spoglie “fino all’ultimo osso” per poi portarle a Bari e farla diventare un punto di incontro per i pellegrini, che ogni anno arrivano in città da ogni parte del mondo. Una grande festa in suo onore che dura tre giorni, con un corteo talmente grande che solo per quantità di comparse ha bisogno di un reparto regia.

Nella seconda metà del 1400 poi un francese a sua volta rubò una falange del Santo a Bari per portarla in Lorena, vicina a Nancy, dove divenne il protettore della città e per questo ogni anno lo festeggiano per un mese interno con cortei, sfilate, musica e circo di strada.
Un santo protettore sicuramente corpulento, visto che le sue ossa sono dappertutto, e anche abbastanza bizzarro, perché basato su una serie di furti.
Ma perché dappertutto nel mondo San Nicola porta i regali e a Bari invece arrivava Babbo Natale? Se lo chiede un affranto Antonio Palumbo, cercando una logica spiegazione.

Per rispondere a questa domanda il viaggio sulle tracce di San Nicola continua in Belgio, Olanda, Austria, Svizzera, Stati Uniti. Man mano che ci si allontana dal paese d’origine, in maniera direttamente proporzionale alla distanza, la situazione degenera. Il santo nel corso dei secoli ha cambiato vagamente nome e da cattolico è diventato prima protestante poi Santa Claus, un Babbo Natale che beve Coca cola e porta doni ai bambini, completamente affrancato dal suo avo, ormai simbolo di un consumismo occidentale che con una digressione sul tema ci spiega esaustivamente Nicola Lagioia.

E pensare che era partito da così lontano San Nicola, dalla cittadina di Myrna in Turchia, ultima tappa del nostro viaggio dove troviamo la pace dai deliri festaioli a cui abbiamo assistito nella figura più interessante del film, il vescovo della Chiesa Ortodossa Hrisostomos Kalayci, che ci riporta nella nostra dimensione terrena di esseri mortali, ci ricorda le cose più importanti, che San Nicola era prima di tutto il santo del dialogo e della riconciliazione e che l’uomo vive soprattutto per la sua coscienza per i sentimenti del suo cuore.

13/11/2021, 14:59

Beatrice Tomassetti