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TORINO FILM FESTIVAL 39 - "Trafficante di Virus"


Costanza Quatriglio sceglie Anna Foglietta per impersonare Ilaria Capua, virologa con un presente da esperta contesa e un passato di successi e problemi giudiziari (superati). In anteprima assoluta al Torino Film Festival e poi per tre giorni nei cinema italiani.


TORINO FILM FESTIVAL 39 -
Se un racconto nasce per arrivare a un largo pubblico come quello di una piattaforma di streaming (Prime Video, in questo caso), difficilmente potrà avere caratteristiche troppo autoriali, ricercate, elitarie. Se poi è la trasposizione di un'autobiografia di successo di un personaggio ormai noto alla grande platea televisiva, con una evidente missione informativa e un "obiettivo" dichiarato, il rischio di una canonicità estrema nell'esposizione è alto.

"Trafficante di virus" di Costanza Quatriglio prende spunto dal libro omonimo scritto da Ilaria Capua, virologa di fama internazionale, una tra le voci più ascoltate in televisione nel racconto pandemico dell'ultimo paio d'anni ma con un passato ricco di conquiste, di traversie, di svolte impreviste, di drammi.

A interpretarne una versione "non ufficiale" (il personaggio si chiama Irene Colli) è Anna Foglietta, che si dona al ruolo con grande trasporto imponendogli però una eccessiva carica enfatica. La storia è complessa, e riguarda conquiste in campo scientifico e una intricata indagine per presunta compravendita di virus e tentata strage, che ha coinvolto l'Italia e gli Stati Uniti. Ma c'è anche il (buon?) giornalismo che prova a fare luce sulla verità, sessismo nel mondo del lavoro, pressioni politiche (Capua è stata anche in Parlamento) e molto altro ancora, senza dimenticare le questioni di cuore.

La scelta di mescolare i piani narrativi con un continuo avanti e indietro tra 1999 e 2016 e annate intermedie non aiuta lo spettatore, che rischia di restare sbalestrato dal flusso di dati e informazioni. Non basta il bel lavoro di Paolo Calabresi come giornalista che cerca di "unire i puntini" dell'indagine a rendere il tutto più chiaro: peccato, è evidente che la storia di Ilaria/Irene sia di grande interesse, ma rimane un po' soffocata dal contorno.

Resta, e non è comunque poco, uno sguardo interessante sull'eticità dell'industria farmaceutica e di chi lavora giorno e notte per salvare vite e trovare soluzioni a malattie potenzialmente devastanti: visto oggi, con il mondo ancora sconvolto dal Covid-19, è ancor più prezioso.

28/11/2021, 22:12

Carlo Griseri