Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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TORINO FILM FESTIVAL 39 - "Il Muto di Gallura"


Matteo Fresi dirige l'unico film italiano in concorso internazionale al Torino Film Festival 39


TORINO FILM FESTIVAL 39 -
Con un corposo esordio alla regia, Matteo Fresi affronta una leggenda con i toni del mito e propaggini nella contemporaneità.

"Il muto di Gallura" si ispira alla storia di una lunga faida tra due famiglie della Gallura che intorno alla metà dell'800 si sono fatte guerra con esiti drammatici (70 persone uccise). Dal tiro infallibile, Bastiano, un giovane sordomuto, si conquista il nome di "figlio del diavolo", spietato e quasi invincibile.

Tra il verde intenso della natura gallurese e la roccia bianca della montagna si svolge la vita agreste dei pastori, con le loro usanze e regole, con i loro codici saldi e i legami familiari inscindibili. Quando un primo sgarbo si tramuta in morte la vendetta è inevitabile perchè è "giusta".

Durante questa lunga premessa Fresi espone tutta la sua poetica: una scrittura in gran parte in dialetto che riprende però i toni aulici del mito ed eleva così lo status dei personaggi; un punto di vista mobile della camera, che gira intorno alle cose, le guarda da sotto, da sopra, mai doma e mai statica, con prospettive 'innaturali' che la rendono una presenza ingombrante ma stimolante come tutto ciò che non è familiare, non è il nostro sguardo, è una presa di posizione.

Si aggiunge a tutto ciò, fin da subito, una colonna sonora molto presente e organica, con sonorità e strumenti della tradizione (in particolare fiati, percussioni e molte voci), fondamentale nel mutare le atmosfere e variare gli stati d'animo.
Nel seguire il lungo svolgersi della faida questi ingredienti diventano però un po' ripetitivi e la narrazione finisce con il concentrarsi più sull'azione che sui personaggi, ai quali manca uno spessore psicologico che susciti empatia e compassione.

La Gallura di quegli anni aveva un codice d'onore che prescindeva dai caratteri e dalle necessità dei singoli; non è la loro storia che viene raccontata ma il loro essere pedine di un gioco più grande, senza alternative, senza possibilità di scelta.

02/12/2021, 08:03

Sara Galignano