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Note di regia di "Tutto per Mio Figlio"


Note di regia di
Tutto per mio figlio, racconta la storia di un uomo qualunque, con una vita qualunque, un uomo piccolo, che però fa una grande scelta.
Siamo nella Campania del 1996, nel regno della camorra. Questo film tv si propone di mostrare il male senza romanticizzarlo e di raccontare come il bene vi si opponga con gesti e comportamenti piccoli, legali, poco eclatanti, ma non per questo meno importanti.
Questa premessa per rendere chiaro che è quasi impossibile, in questo caso, prescindere da uno stile realistico della messa in scena. Per ottenere una cifra alla Loach (o verghiana), china sull’amorevole racconto degli umili, è necessario mettere in campo un piano fotografico assolutamente non effettistico, totalmente non teatrale, un’immagine che, mutati i luoghi, assomiglia a quella di Non essere cattivo, del compianto Caligari.
Il montaggio segue il ritmo alla storia e cerca di esaltarne i momenti più serrati, ma senza farsi mai invadente.
La regia non vuole diventare protagonista, intende nascondersi per dare il più grande spazio possibile ai personaggi e ai loro sentimenti.
Per le musiche, accanto allo score classico che sottolinea e potenzia gli snodi epici e drammatici del racconto, si è usato del materiale autoctono prodotto da neomelodici dell’epoca che si rappresenta.
Il cast è l’ultimo e più importante elemento del film. Ben 42 ruoli, tra grandi, piccoli e piccolissimi, tutti serviti dall’eccellenza della scuola napoletana. A questa pattuglia di attori, che annovera Giuseppe Zeno e Antonia Truppo, Tosca D’Aquino e Mimmo Mancini, Ernesto Mahieux e Giuseppe Pirozzi, Massimiliano Rossi e Nello Mascia, Roberto De Francesco e Fabio De Caro, è affidato il compito di dare credibilità e sentimento a tutti i caratteri che fanno vivere la storia.

Umberto Marino