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Note di regia di "Lievito"


Dopo aver mostrato le avventure di un gruppo di ragazzi di strada napoletani nel film Il segreto, abbiamo continuato a interagire con bambini e adolescenti della città, usando “anche” la telecamera per interrogarci sulle nostre pratiche e sulle loro condizioni di vita, sui modi e le opportunità di ogni alleanza possibile. Lievito è il frammento di un percorso di osservazione e riflessione cominciato più di vent’anni fa. Ciò che mostra – il rapporto tra adulti e adolescenti nello spazio intermedio che cresce tra la strada, la famiglia e la scuola – è al centro della nostra poetica. Da questa vicinanza deriva anche il modo di filmare e in certi momenti l’incrocio quasi letterale tra le nostre azioni e la trama del film.
In un posto come Napoli, in cui la scuola non è mai stata l’unico e il più importante agente formativo per larghi strati della popolazione, indagare che cosa, dove, da chi e come apprendono oggi le nuove generazioni, comporta una ricognizione di ambienti e situazioni disparate. La crisi dell’assistenza sociale ha lasciato uno spazio con grandi potenzialità per una leva di educatori ed educatrici che sperimentano in sostanziale autonomia i propri metodi pedagogici. Il rapporto maestro-allievo è indagato qui nella sua fase costruttiva, ascendente. Restano appena accennate le zone d’ombra, le resistenze, e dilazionato in un tempo indefinito l’inevitabile momento in cui l’allievo comincerà a dubitare degli insegnamenti del maestro.
L’apprendimento procede per tentativi, richiede volontà, esercizio, convinzione. L’esperienza si costruisce nella vicinanza e nel rispetto degli altri. La nostra telecamera resta fissa sulle relazioni, non si allarga al contesto dell’intervento sociale in città, influenzato da troppi fattori per essere davvero all’altezza dei suoi proclamati obiettivi di emancipazione. Il cambiamento, se avviene, si produce innanzitutto nel rapporto con l’altro.
Due esili tracce, che avvolgono la trama principale, ci consentono però di approfondire lo sguardo. Nella storia del maestro di guarattelle Bruno Leone è il valore del passaggio di consegne, l’ininterrotta catena maestro-allievo che comporta ogni trasmissione di sapere. Peppe Carini, invece, ripercorrendo con l’aiuto di vecchi filmati la storia della Mensa bambini proletari a Montesanto, rievoca un periodo non così lontano in cui la relazione educativa era anche il presupposto per coloro, e non erano pochi, che intendevano mettere in discussione i consolidati assetti politici e sociali della città.

cyop&kaf