Un viaggio alla ricerca delle tracce di un pastoralismo ancestrale, resistente alla modernità e che conserva da generazioni le pratiche antiche di popoli e comunità che sopravvivono dall’allevamento di greggi di pecore e capre. Chi è “
Abele”?
E’ il titolo dell’ultimo documentario del regista sassarese
Fabian Volti, ma anche un’esplorazione che ha percorso per anni l’isola in cerca di quello che è “il pastore di greggi” e nel soggetto del film è rappresentato da ritratti di uomini ai margini delle società: ai bordi di basi militari del Sud Sardegna, tra le grotte del Supramonte, o nelle gole desertiche del Wadi di Betlemme.
Prodotto con il contributo della Regione Sardegna (Bando persone fisiche) “Abele” è sostenuto dalla Fondazione Sardegna Film Commission con il Fondo Location Scouting, la coproduzione di Roda Film, la collaborazione dell’associazione Ponti Non Muri e della Società Umanitaria - Cineteca Sarda per i filmati d'archivio di Fiorenzo Serra.
Il progetto cinematografico è un documentario creativo che ha cercato l’incontro con i pastori partendo da due luoghi geografici lontani, ma ugualmente centrali nella storia del pastoralismo del Mediterraneo: la Sardegna e la Palestina. L’Abele che ricerca il film non è una figura mitologica o dogmatica: è il pastore, un testimone resiliente nello sguardo antropologico e politico del regista verso gli avanzi di società, verso quelle comunità quasi invisibili perché ai confini periurbani di città, paesi, territori, isolate come per custodire ancora un “mondo perduto”, che il regista filma con la stessa urgenza di rappresentare la dimensione umana e del paesaggio socio-antropologico del pastoralismo del presente, settant'anni dopo Vittorio De Seta.
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Abele” ha avuto le sue ultime riprese in Palestina, nei deserti rocciosi di Gerico e Betlemme in cui vivono in area C (sottoposta al controllo israeliano) tribù di pastori beduini che ancora praticano un attività agropastorale di sussistenza, in parte nomade ma sempre più stanziale, che viene tramandata di generazione in generazione.
Grazie al supporto logistico, organizzativo e all’esperienza decennale dell’associazione Ponti Non Muri di Sassari, dopo lunghi mesi di preparazione, lo scorso febbraio una piccola troupe composta dal regista insieme al direttore della fotografia Luigi Bosio e all’aiuto regia Stefania Muresu, ha raggiunto la Palestina e per tre settimane si sono svolte le riprese documentarie all’interno delle comunità beduine, girate sia in digitale che in pellicola 16mm.
Un viaggio in cui grazie all’accoglienza e all’ospitalità di famiglie locali è stato possibile conoscere e filmare alcuni dei più suggestivi e resistenti villaggi di beduini palestinesi, e raccogliere interviste e testimonianze, registrando le molteplici e contrastanti prospettive della società pastorale palestinese.
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Da oltre dieci anni" - racconta il regista
Fabian Volti - "
ho ricercato nell’ambiente agropastorale sardo storie e immagini che mi portassero nei meandri di un tempo reale in cui il pastore vive di un allevamento di sussistenza. Ho incontrato in Sardegna pastori indifferenti all’economia capitalistica e pastori protagonisti dei forti cambiamenti che dal mio punto di vista meritavano di essere filmati. Per il film “Abele”, il mio immaginario mi portava in Palestina, il luogo in cui ebbe origine il pastoralismo, per scoprirne le connessioni invisibili e il profondo senso oltre la geografia. E’ stato necessario raggiungere i luoghi della Genesi, filmare i pastori nomadi delle tribù beduine che oggi trovano sostentamento principalmente dal pascolo delle proprie greggi nelle aree desertiche, con ritmi lenti e ancestrali, per sentire che ancora il pastoralismo è una pratica di vita intramontabile, resiliente, soprattutto se si considera che quelle aree rimaste ai territori palestinesi sono minacciate militarmente e quotidianamente dall’assedio israeliano in corso".
Il film, attualmente in produzione e che uscirà alla fine del 2022, è un progetto che nasce con un basso budget come spesso i documentari d’autore, ma che coinvolge nel cast collaborazioni e maestranze sarde: il soggetto e la regia di
Fabian Volti che ha curato la direzione della fotografia con la collaborazione di Roberto Achenza per le riprese in Sardegna e di Luigi Bosio in Palestina, l’aiuto regia e montaggio Stefania Muresu, le musiche originali di Federico Fenu, il montaggio sonoro di Carlo Doneddu, il supporto della location manager Claudia Sedda in Supramonte, insieme a Lavinia Rosa, Natali Shaheen, Fadwa Kharabsheh che hanno curato l’organizzazione del viaggio in Palestina.